giovedì 29 novembre 2007

BUONA FEDE - MALA FEDE

Questo dal vocabolario Devoto-Oli :
Buona fede = convinzione soggettiva di pensare e operare rettamente
Mala fede = atteggiamento che consapevolmente induce a supporre o accogliere fatti in contrasto con la verità.
Attendo commenti in prima pagina.

martedì 27 novembre 2007

UN COMMENTO DA PRIMA PAGINA

duepassi ha detto...

Duepassi era inquieto.... dove sarà Shelburn ?
- Sono tre ore che lo cerco, e non lo trovo ! -
Mezz'ora persa a cercarlo in mare, caso mai fosse sul suo flying dutchman, a scorazzare tra le onde.... per poi venire a sapere che si trattava, in realtà, di un flying junior, poeticamente nobilitato a flying dutchman.... ah, il furfantello !
Che si fa per far poesia !
Niente mare, Shelburn non stava a mare, ma dove sarà allora ?
Lo cercò lungo la spiaggia:
- ehm, ecco la boa, mi ci metto davanti e se passa di qua non posso perderlo ! -
Ma dopo un'altra mezz'ora di attesa vana, niente di niente.
Niente mare, niente spiaggia, ma dove sarà finito il poeta ?
Forse a rimurginare sulle sue disavventure amorose, e pronto a buttarsi giù dalla collina sul mare ?
- Oh dio - pensò Duepassi - devo fermarlo !...in fondo non sarebbe una grande perdita.... però, a pensarci bene, a chili la perdita sarebbe pur grossa ! -
E allora su per la collina, scansando i fiori e i rovi... mentre di sotto rideva e giocava la gente gioiosa...
niente ! Shelburn non era nemmeno là.
Niente niente fosse stato nella dacia russa ?
Duepassi si affacciò, respirando l'aria fresca dei cedri.... poco lontano qualcuno suonava un pianoforte con agili dita...
- "agili dita" ? Allora non può essere Shelburn ! - sbuffò Duepassi che cominciava ad averne le scatole piene di questi poetastri da due copechi (soldi russi di poco valore) che non si fanno trovare nelle loro poesie !
In quel momento si alzò un vento, ma un vento, che trascinava le foglie morte, soffiava, soffiava sempre più forte, oscurando colle nuvole il sole.
Correva sempre più lontano, dal colle, nella valle, sui monti, strappando gocce alle fonti e lanciandole sulle vette e sul piano. E come se non bastasse, portava i fiordalisi con sé, e le rose, e spargeva ovunque i bei fiori... tanto che Voltaren urlò esasperato:
- e mo', chi pulisce tutta la valle e il piano ? -
...ah, questi poeti, questi poeti senza ritegno, che vanno seminando disordine dappertutto.... e fiori buttati qua e là, e svetagliate di gocce, che la gente poi si bagna e giustamente protesta...
non se ne può più !

:-)

27 novembre 2007 10.40

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lunedì 26 novembre 2007

QUI PRO QUO

Non cercate il poeta nelle sue poesie, molto spesso è tutt'altra cosa.

domenica 25 novembre 2007

Davanti ad una boa

La brezza di sera,
dal mare tranquillo,
io amo sentire
fresca sul viso,

e il dolce peso,
che a me s'appoggia,
dire parole
strane d'amore.

Parole d'amore,
parole d'addio,
dette quasi
con tenerezza,

pieno è il mio cuore
di profonda tristezza,
eppur è strana
questa dolce amarezza !

Shelburn

sabato 24 novembre 2007

com’eran belle, com’eran fresche le rose…

poesie di Shelburn 08/02/2007 16:31

In qualche luogo, non so quando,
tanto, tanto tempo fa, lessi una poesia,
presto la dimenticai, ma
il primo verso rimase nella memoria mia,

com’eran belle, com’eran fresche le rose…

Or’è inverno, il gelo appanna i vetri;
siedo in un angolo pensosamente,
mentre arde una candela sola
risuona e risuona nella mente:

com’eran belle, com’eran fresche le rose…

Mi vedo davanti ad una finestra
di una casa di periferia;
all’incalzare della notte
la sera d’estate dolcemente svanisce via;

un profumo di cedri nell’aria tiepida,
e, sul braccio appoggiata,
alla finestra siede una ragazza,
sulla spalla la testa inclinata.

Silenziosamente guarda il cielo,
come in attesa delle prime stelle,
ingenuamente ispirati son gli occhi pensosi,
le labbra innocenti e belle;

puri e teneri, del giovane suo volto,
sono i dolci lineamenti,
eppur di parlare con lei,
che mi è tanto cara, non ho ardimenti,

com’eran belle, com’eran fresche le rose…

Ma la stanza si fa sempre più scura,
la candela sta per finire,
ombre svolazzano per il basso soffitto,
il gelo con rabbia si fa sentire,

…ed io sogno dell’infanzia
di un uomo che diventò vecchio,
mentre altre immagini
appaiono nell’ombra di uno specchio.

Due testoline bionde, gli occhi chiari,
si guardano intensamente,
le guance rosse trattengono il riso,
le mani si stringono affettuosamente,

risuona la stanza di allegre,
giovani voci, piene di vita,
più in là altre mani percorrono
i tasti d’un pianoforte, con agili dita,

com’eran belle, com’eran fresche le rose…

La candela finisce e muore,
qui nella stanza, chi sta tossendo?
Il vecchio cane, mio solo compagno,
contro i miei piedi si sta premendo,

e fa freddo, fa tanto freddo,
i miei ricordi son vivi e forti,
il gelo urla, lì fuori, cade la neve..
e sono morti, son tutti morti.

(libera traduzione in poesia
da un brano in prosa di Turgienev)

giovedì 22 novembre 2007

Flying Dutchman

(1968)

Come un urlo
fuggiva rabbioso,
inseguito dall’onde del mare…
onde potenti del mare,
dalla prua ad ogni beccheggio
schiaffeggiate,

gelide, salate
sventagliate di gocce
strappate a sferzare umide
il viso inquieto;

illusione di tempi lontani
di lenire,
al contatto del mare,
la speranza,
la brama frustrata, sgomenta,
di cambiare, o morire,
di lasciare dietro di sé
un’impronta, un ricordo,
di tornare,
di vendere al vento
una vita già triste,
scontata, respinta, infelice…
come il cielo grigio
di quell’umido mattino incantato.

E fuggiva,
la vela al vento,
gonfia di forza,
la barca veloce,

fuggiva,
il cuore pieno
di voglia disperata,
delusa, fremente,
di sognare, di odiare, d’amare,
di disperdersi,
nel mare, nel cielo, nel vento…

Shelburn

Ho contato tutti i numeri

Li ho contati tutti.
Che cosa? Ma i numeri, no?
Mi sono messo di santa pazienza, avevo un po’ di tempo libero, e mi sono messo a contare. Quando sono finiti ho esclamato giulivo
"Ecco qua, li ho contati proprio tutti".
Adesso non mi ricordo quant’erano (i geni sono sempre un po’ distratti) ma non c’è problema, contateli pure voi, non potete sbagliare.
Ma come?, dite che se io ho trovato un numero, diciamo N, a voi basterebbe dire "N+1"? Impossibile, vi ho detto che non ce ne sono più! , come fate ad aggiungere uno, se sono finiti?Mettiamo che uno abbia due fratelli; potrei fare il saputello e aggiungere 1, e dire che d’ora in poi quel tizio ha tre fratelli, ma questo mio giochetto matematico non basterebbe a fare apparire, come per incanto, un terzo fratello che non esiste. Vi ho detto che i numeri li ho contati tutti, credetemi, e non ce ne sono più.
Come avete detto? Nell’altra stanza? Già, è vero, che sbadato, non ci avevo fatto caso. Vado subito a contarli
(…Shelburn torna dopo pochi minuti…)
Allora, sono 128 nella prima stanza, e 64 nell’altra, in tutto 192.
Così pochi, dite? Perché pochi? Di quanti numeri volevate che fosse fatto un corso d’inglese? Cosa..? Ma allora voi, pensavate davvero che stessi contando i numeri matematici? Vi volete burlare di me? Non lo sapete che sono infiniti?, guarda questi, roba da matti.

(Su, ho solo scherzato, sorridete...)

La tempesto

La tempesto = La tempesta
(19.5.64)

Falas intense la pluvo = Cade fitta la pioggia,
impetaj ventoj = venti impetuosi
velkintajn freneze hantas = le appassite inseguono pazzamente,
foliojn = foglie
de arbaro mortanta = d’una foresta morente....

mi volus = …vorrei,
sed ne povas, = ma non posso,
atendi maltrankvile = aspettar con ansia
iun horon, = una qualche ora,
kelkajn momentojn, = dei momenti,
feliĉajn... = felici…
Mi ne esperas, = Non spero,
mi ne timas, = non temo,
ĉi miajn = questi miei,
mi vidas pasi = vedo passare,
jarojn, sen neniu = anni, senza nessuno.

Ululas nun la vento, = Ulula ora il vento,
skuegas la foliojn interbrancxe, = squassando le foglie tra i rami,
falas pli dense la gutoj = cadon più fitte le gocce
en lasta fajrero de vivo = in un ultimo sprazzo di vita
kiu krias kaj fuĝas lontanen = che grida e fugge lontano.

Shelburn

Imprevisti e/o probabilità


Ciò che è altro da noi può a volte rivelarsi una risorsa.
Non è necessario essere per forza anticonformista o underground, basta solo avere un cuore accogliente.

mercoledì 21 novembre 2007

Cosa c'è dopo la morte


Questo il link per leggere organicamente il tema lanciato da Guido-Duepassi.

Vento

Vento, portami le sue parole,
trascina le foglie morte,
soffia, soffia più forte,
oscura colle nuvole il sole.

Corri sempre più lontano,
dal colle, nella valle, sui monti,
strappa gocce alle fonti
e lanciale sulle vette e sul piano.

Porta i fiordalisi con te, e le rose,
spargi ovunque i bei fiori
tu che urlando turbi i cuori
e sfasci e distruggi le cose.

Le lacrime asciuga dal volto,
il ricordo, se puoi, cancella
di colei ch'era la più bella,
di colei che, beffarda, amai molto.

Nei colori del tramonto, ormai
si spegne ogni speranza,
e mentre continui la tua danza
rivedo ancora chi tu sai

Cadon le foglie, la tua forza tace
ogn' arbusto strappato, ogni ramo
dell'albero su cui scrissi "t'amo",
ogni ricordo perduto, si giace.

Shelburn

La gravità è relativa

Era l’onomastico del deuterio, cioè il deuteronomio, e mentre tutti festeggiavano in allegria, scambiandosi con gioia salti energetici, si presentò un trizio, che nessuno conosceva, nonostante fosse anche lui un isotopo dell’idrogeno.
"Ohibò" disse un tipo molto ossigenato "non è che costui ci farà ammalare di muone pazzo?"
"Ma non stiamo a dare i numeri (quantici)" esclamò un nucleo un po’ ionico, che, avendo perso un elettrone (ma dove l’avrà messo?) si sentiva positivo.
"Su fate come quelli, che non si curano di nulla"
"E per forza, sono fotoni" ma non riuscimmo a sentire il loro parere, perché filarono via in un lampo.
Un gruppo di elementi pesanti, isotopi convinti, elettrizzati da quell’atmosfera radiosa, si mise a scandire lo slogan: "La massa è energia! La massa è energia!"
In un angolo dell'elettrosincrotrone (anche un acceleratore ad anello avrà un angolo da qualche parte, no?), una povera particella subatomica piangeva il suo caro. "Com’è potuto succedere?" "Un incidente, si è scontrato con un antimesone", roba da rimanere annichiliti..

La collina sul mare

Verde pineta nel sole,
ricordo i tristi pensieri,
i giorni perduti, lontani,
tra i pini e i verdi sentieri.

Solo giacevo nell’erba,
poi camminavo per ore,
senza più meta, deluso,
con il tormento nel cuore.

Sotto lo sguardo la spiaggia
mi si stendeva graziosa,
suadente mi chiamava una voce
tra le barche e la gente gioiosa:

"Cadrai tra i sassi assolati,
tra gli sterpi e i fiori ridenti,
ti sarà casa la sabbia,
portata dall’onda e dai venti.

Una vita gettata sui rovi,
ricordo di quello che fu…
La pace che altrove non trovi,
forse, ti attende laggiù."

Shelburn

L'ARMATA AMBRALEONI

Per ora siamo in tre, ma... strada facendo troveremo sempre nuova e buona compagnia

martedì 20 novembre 2007

LA VOCE DI GUIDO-DUEPASSI

RITORNO AL NEOLITICO

(capitolo decimo)

Dopo il combattimento fummo invitati a seguirli.
Lo facemmo di buon grado, nella speranza di essere diventati amici.
Strada facendo Corrado cercava di comunicare, e sembrava fare progressi.
Io ero troppo sconvolto, e avrei voluto riposare, distendermi. Li seguimmo così verso il loro villaggio.
Aldo camminava accanto a me, e mi venne di stuzzicarlo
- Eccolo il tuo paradiso, non un'antenna tv, niente auto, niente supermercati. -
- L'hai detto, non trovi che sia davvero un paradiso ? -
- Aspetta a dirlo, ancora non sappiamo cosa ci aspetta. -
- Cibo genuino -
- In quale quantità ? -
- In quantità sostenibile - mi rispose ridendo, fiero della sua battuta.
Già, il progresso sostenibile.... e le sue panzane. Vagli a spiegare che con un trattore si produce tanto cibo da sfamate tanta gente....
Come si fa a essere contro l'agricoltura ?
Come si fa a pensare di poter vivere di sola raccolta.... questi, pensai, cacciano e pescano, altrimenti morirebbero di fame.
Ma per gli ambientalisti-animalisti non si dovrebbe nemmeno cacciare o pescare. Già, solo raccolta. Solo cibo per poche migliaia di persone in tutto il mondo. E gli altri ? A morire, scomparire. Altro che Rientro Dolce, altro che due miliardi, ad andar dietro a queste pazzerie diverremmo poche migliaia di persone affamate.
I miei pensieri furono interrotti dall'arrivo al villaggio.
I nostri ospiti dissero qualcosa a quelli che erano rimasti, e subito vedemmo che si dettero da fare per preparare, immagino, una festa.
L'eccitazione era visibile. Ma io avevo solo voglia di dormire. Lo dissi a Corrado, sperando che riuscisse a farlo capire a quei selvaggi. Non ci credevo, ma evidentemente ci riuscì, perché mi accompagnarono in una capanna.
Non c'era un letto, non c'erano coperte. Mi stesi sognando il tepore del mio letto, ma ero così stanco che mi addormentai subito.
Sognai di viaggiare su un jumbo. Mi affacciai dal finestrino e vidi sotto di me Rio de Janeiro. Mi girai, ed accanto a me c'era Nicodemo che leggeva una rivista cinese.
- Nicodemo - gli chiesi - ma dove stiamo andando ? -
- Tranquillo, facciamo solo un giro qui intorno, e torniamo a Rio. Io stasera devo tornare in Cina, sai -
Mi guardai intorno.
Giumi e Gianni Ghibellino stavano tranquillamente chiaccherando.
Baroni e Swat leggevano il giornale.
Oh dio, pensai, ora Aldo mi farà una parte per tutto il carburante che consumiamo... l'anidride carbonica...
- Che c'è ? Ti vedo preoccupato. Tranquillo, non c'è da aver paura, è Sirro che pilota il jumbo. Sai, lui ha esperienza.
Ehi, amico, che ti succede ? Bevi un po' d'acqua - e mi versò dell'acqua minerale.
Vidi quelle bollicine salire, salire, salire, diventare gigantesche... liberare un vento furioso di anidride carbonica... mio dio !
Nicodemo era preoccupato per me, e mi scuoteva
- Su, su, svegliati -
- Eh ? - aprii gli occhi, e vidi Aldo. Sussultai, come se mi avesse sorpreso sul jumbo, a bere acqua minerale gassata.... ma Aldo pareva non essersi accorto di nulla.
Mi guardai intorno, ero nella capanna, niente jumbo, niente Nicodemo, niente bollicine... oh, avrei preferito che il sogno fosse la realtà, e la realtà il sogno.
- Su, vieni, si mangia finalmente -
Mi alzai, ancora un po' scombussolato, ed uscii dalla capanna. Mi accolse una fresca brezza, mentre in lontananza uno stormo di uccelli giocava allegramente.


domenica 18 novembre 2007

DUEPASSI E IL TAUMATURGO

Il Link è fin qui, ma continuerà, ne sono certa. Avanti tutta !!!

(Cliccare sul titolo e si leggerà)

LA VOCE DI GUIDO-DUEPASSI

RITORNO AL NEOLITICO

(capitolo nono)

- Qualcuno ha portato una chitarra, per caso ? -
Era solo una battuta, ma ebbe un insperato effetto
- Una chitarra no, ma, sapendo di andare nel neolitico mi sono portato questo flauto -
Guardai Corrado incredulo, ma mi ripresi subito e lo spronai
- L'hai portato ? E allora suona. Suona qualcosa di cantabile, e voialtri cantate qualche bella canzone. Facciamogli vedere che abbiamo qualcosa da fargli sentire che può ben valer la pena di salvare. Cantate con voce alta e sicura, cercate di essere forti, che ne va della nostra vita. -
Si misero a cantare, accompagnati dalla musica di Corrado, e i selvaggi rimasero interdetti.
Discutevano tra di loro, e forse la cosa stava avendo effetto, quando un selvaggio più alto degli altri, dalla muscolatura atletica e robusta, che doveva essere il loro capo, disse con voce imperiosa qualcosa che li fece zittire.
Poi continuò a parlare, e i suoi uomini, qualcuno a malincuore, posero mano alle armi.
Capii che non aveva funzionato. Peccato, per poco, ma il loro capo non doveva essere amante della musica.
Allora mi rivolsi ai miei.
- Non muovetevi, lasciate fare a me. -
Mi avviai verso il capo a passo deciso, e questa mia mossa li sorprese.
Qualcuno stava per venirmi contro, ma lui li fermò con un gesto che non ammetteva repliche.
Continuò a fissarmi, mentre mi avvicinavo a lui.
Arrivato abbastanza vicino avrei voluto esibirmi in un kata di bastone (in giapponese "bastone" si dice "bo") volteggiando il bo come un giocoliere... peccato che non ne sono capace. Kata, ne conosco, ma la mia esibizione non avrebbe impressionato quei selvaggi, quindi meglio lasciar perdere.
Quindi gettai con violenza per terra il bastone, guardandolo con aria di sfida, e poi mi avvicinai ulteriormente a lui, calpestando il bastone, ed avendo cura che capisse che lo stavo facendo intenzionalmente.
Mi fermai a poco da lui.
Lui alzò la lancia, e la scagliò per terra, dove rimase infilzata. Poi prese l'ascia e la buttò di lato.
Continuando a guardarmi, lanciò un urlo orribile e mi si scagliò contro.
Avevo ottenuto il mio scopo.
Non potendo sperare di vincere con i miei contro i suoi, ero riuscito a convincerlo ad una singolar tenzone tra me e lui.
Più che perdere, non potevo, mi consolai...
Mi era venuto addosso come un toro, ed io mi ispirai ai toreri. Feci un passo laterale, ruotando su me stesso verso destra, caricando così il destro, che scaricai nella sua testona, mirando al mento.
Il colpo non fu abbastanza preciso, perché lui era stato più rapido di quanto mi aspettassi, ed allora gli mollai il miglior sinistro del mio repertorio, prendendo lo slancio dalla torsione del corpo conseguente al destro di prima.
S'era accorto di essere andato a vuoto e si stava girando per recuperarmi, e così si beccò il mio diretto in pieno.
Ma lo assorbì con disinvoltura e cercò di colpirmi con le sue lunghe braccia con scariche di micidiale pericolosità.
Le evitai tutte, ma era straordinariamente rapido, e non riuscivo a infilare i miei colpi.
Allora cercai di frenarlo alternando jab e gedan mae geri con improvvisi spostamenti laterali, cercando, appena possibile di infilare qualche colpo, senza riuscire a dare efficacia alle mie tecniche.
Continuai allora con i jab sinistri, sottraendomi al suo incalzare per quanto possibile, ma ero in chiara difficoltà. non potevo permettermi di prendere neanche uno dei suoi colpi, forse non eccelsi come tecnica, ma di spaventosa e devastante potenza.
Ma, costretto a rivolgergli tutta la mia attenzione, non mi resi conto che mi aveva chiuso in un punto senza uscita a causa delle rocce tutt'intorno.
Lo vidi diabolicamente soddisfatto di avermi incastrato, precipitarsi su di me con l'intenzione di finirmi.
Dovevo rimanere lucido, ne andava della mia vita.
Affidai tutto ad un destro d'incontro, e alla scelta di tempo, che doveva essere perfetta.
Mentalmente ripassai, in quella frazione di secondo, tutta la tecnica, cercando di trarre la massima spinta dal peso del mio corpo sul piede destro, e di far scattare il destro quando l'anca avesse girato la giusta misura, cercando di mantenere la massima scioltezza per avere la massima mobilità e velocità, finché, dopo un'interminabile frazione di istante girai il polso irrigidendomi per dare secchezza al colpo ed assorbirne il contraccolpo.
Fu, per mia fortuna, un colpo da manuale uscito fuori dalla freddezza della disperazione, ed ebbe il suo effetto.
Il bestione si accasciò a terra, intontito, ed io, tirato un sospiro di sollievo, mi tirai fuori da quella maledetta trappola, soddisfatto, ma anche psicologicamente spossato, girandomi per ammirare l'effetto del mio pugno da ko.
Altro che ko, quello, un po' intontito, ma abbastanza furioso, si stava rialzando, e dopo essersi concesso un attimo per riprendersi, mi si lanciò addosso con più veemenza e rabbia di prima.
Lo aspettai a piè fermo, e appena mi fu a tiro, visto che si apprestava a colpirmi di destro, portai il mio destro all'indietro, afferrai la sua mano che cercava di colpirmi, e l'accompagnai spingendola nella stessa direzione in cui l'aveva scagliata lui, prolungandone la traiettoria in maniera innaturale, sfruttando così la sua stessa forza, con l'aiuto della rotazione delle anche mentre avanzavo col sinistro del passo più lungo che potevo, concludendo con una spinta del braccio, steso di scatto, per quanto mi permetteva il peso che spingevo.
Conoscevo il buon esito di quel colpo. Avevo visto cinture nere volare per effetto di quel colpo, ed anche il troglodita, spinto dall'abbrivio del suo stesso peso, non potè frenare il suo stesso slancio, e rovinò vari metri più in là su alcuni dei suoi.
Il colpo era stato di grande effetto visivo, ma, oltre alla involontaria passeggiata forzata, riportò, per sua fortuna, e mia dannazione, ben pochi danni materiali da quella specie di volo che gli avevo fatto fare, e così mi fu sotto prima che io stesso ritrovassi la concentrazione giusta.
Incassai un colpo terribile allo stomaco. C'era da dubitare che invece che a mani nude come era mi avesse colpito con un martello. Avevo indurito gli addominali e l'assorbii,ma essendomi dovuto irrigidire, non fui poi abbastanza svelto a sfuggire alla sua presa, e strinse una presa d'acciaio (acciaio di carne umana) attorno alla mia gola.
Capii che sarei morto se non avessi reagito immediatamente, e allora ruotai di scatto infilando dal basso in alto la mia mano tra le sue, colpendolo poi, ricadendo di scatto, con una gomitata sul braccio, aiutandomi anche col movimento di tutto il corpo, per liberarmi della sua presa mortale, ma lui ne approfittò con uno scatto per attaccarmi alle spalle, cercando di strangolarmi da dietro.
Lo colpii con una testata all'indietro, gli calpestai sadicamente i piedi nudi (avevo bisogno di abbassare la sua concentrazione) e colpii i dorsi delle sue mani, immediatamente dopo afferrando un dito per mano, allargandogli le braccia, e chinandomi, mentre mi portavo di lato, gli torsi il braccio portandoglielo dietro la schiena alzandolo, e lo colpii con un calcio spinto nella piegatura posteriore della gamba, costringendolo ad inginocchiarsi.
Ero esausto, ma anche lui ne aveva abbastanza, e fece un cenno ai suoi che ondeggiavano, pronti ad intervenire.
Poi alzò il braccio in segno di resa.
Cercai di recuperare il fiato mentre lo lasciavo libero, ancora un tantinello diffidente, ma fu leale.
Gli mostrai le mani aperte, sorridendo, sperando che l'interpretasse come un segno di pace, e lui mi restituì il gesto e il sorriso.
I suoi si misero a cantare e danzare... per quel giorno ci era andata bene.
Cosa ci aspettava domani ?


LA VOCE DI GUIDO-DUEPASSI

RITORNO AL NEOLITICO

(capitolo ottavo)

Filippo non si dava pace, e tra i singhiozzi ripeteva
- Non capisco che gli sia preso a quelli. Ci volevano uccidere, eppure eravamo andati festosamente, in pace, disarmati. Come hanno potuto aggredirci, noi uomini di pace ? -
- La pace ha bisogno di reciprocità, perché si fa in due. Ma se l'altro non vuole la pace, non la puoi ottenere. La storia ci racconta di tanti esploratori uccisi dai "buoni selvaggi", come Cook e Magellano, tanto per far nomi famosi, e non bisogna nemmeno prendersela troppo con loro. In fondo a loro modo difendono il loro territorio -
- Ma eravamo inermi, indifesi, quale minaccia potevamo costituire per loro ? -
- Quale minaccia costituiscono le gazzelle per i leoni ? E le foche per le orche ? E tante altre vittime indifese aggredite e sbranate in quel mondo naturale in cui voi vedete tanta armonia ? -
- Ma lo fanno per sfamarsi -
- Nella Natura vige la legge della giungla. Il più forte si pappa violentemente il più debole, e contrariamente a quel che ci raccontano i cartoni animati, il pesce grande sbrana quello piccolo, altro che viverci in armonia. Se i deboli non ricorressero a tanti accorgimenti per assicurarsi la discendenza, col cavolo che gli aggressori avrebbero cura di loro. Tante specie sono sparite, infatti, da quando esiste questo mondo, e non solo per opera dell'uomo. Ricordati che nella giungla c'è tanta, tanta violenza, prepotenza e sopraffazione. E non c'è spazio per i deboli e i vecchi.... ah già, ma voi siete per l'eutanasia -
Filippo avrebbe voluto replicare, ma lo prevenni
- E quanto alle tue rimostranze di essere disarmati, vorrei farti sapere che la tua, e la nostra, condizione non è affatto cambiata né tanto meno migliorata. Siamo ancora disarmati e facile preda di quei selvaggi. Sarà meglio che filiamo via di qui in fretta, prima che ci ripensino e venghino a farci visita, con intenzioni magari poco raccomandabili. Ci sono stati popoli che facevano guerre anche solo per procurarsi vittime per i loro sacrifici umani. -
Rabbrividì all'idea e non trovò la forza di proferir parola.
Ci incaminammo cauti e incerti verso una meta sconosciuta, cercando di allontanarci quanto più velocemente e discretamente potevamo.
Camminammo a lungo, cercando di non far rumore e di non lasciar tracce dietro di noi. Avrei voluto seguire un ruscello, camminando nell'acqua per non lasciare impronte, ma non ne trovammo, e allora feci come facevano i pellerossa, cercai di cancellare le impronte man mano che proseguivamo. Cercai anche di creare delle false piste, lasciando impronte in altre direzioni, per confondere chi eventualmente si fosse messo a caccia nostra.
Cammin facendo ci eravamo procurati dei rudimentali bastoni e qualche pietra. I due ambientalisti, pacifisti convinti, avevano rifiutato di portar armi. Li avevo pregati di tenerle almeno per far credere che fossero armati, come quando Cesare aveva sconfitto gli Elvezi nell'ultima battaglia, mettendo le reclute, ancora poco adatte al combattimento, nella parte alta di una collina, a far numero, mentre in realtà combattevano solo le prime file più in basso, costituite da esperti veterani.
Far credere di essere forti aiuta la pace, in certi casi, perché scoraggia l'aggressione, ma Filippo non ne volle comunque sapere neanche di far finta di avere un'arma, e non fui capace di convincerlo.
Fui molto attento a non favorire la nostra visibilità, scegliendo con accortezza il cammino,e cammin facendo cercai di dare qualche minima nozione di difesa personale... ma ahimè, per raggiungere un livello appena decente avremmo avuto bisogno di tanto, tanto tempo, che non avevamo.
Quando la conformazione del posto lo suggeriva, li facevo fermare nel posto più sicuro e nascosto alla vista che potessi trovare, e andavo io in avanscoperta. Poi, scelta la via, se la ritenevo la più sicura, o per lo meno la meno pericolosa, ci portavo gli altri.
Quanto fossero efficaci questi miei espedienti, non so dirlo, certo è che all'improvviso ci trovammo circondati da selvaggi da ogni parte...
La fuga era impossibile, anche tenuto conto che avremmo dovuto abbandonare al loro destino i più deboli.
Feci un profondo respiro, cercando di valutare velocemente cosa potessi fare.
Per tirar su il morale della truppa, assai depresso, anzi, annichilito, me ne uscii con una battuttaccia infame
- Nessuno ha portato qualche bomba a mano... nessuno, eh ? Già, tutti pacifisti -
Mentre i selvaggi si avvicinavano sempre di più, anche le nubi si addensavano minacciosamente.
Guardai il cielo, domandandomi come sfruttarlo per averne aiuto.... un temporale furioso mi sarebbe stato tanto utile, o almeno qualche fulmine... no, nubi si, tante, ma neanche una goccia, non un tuono.
Il bastone che avevo in mano non riusciva a comunicarmi fiducia. Quei buoni selvaggi erano troppi per me e per i miei compagni, dovevo trovare una via d'uscita, ma quale ?

sabato 17 novembre 2007

LA VOCE DI GUIDO-DUEPASSI

RITORNO AL NEOLITICO

(capitolo settimo)

Non trovammo fiumi, ma vedemmo una scena agghiacciante:
i nostri amici ambientalisti correvano inseguiti da alcuni selvaggi armati di rozze scuri.
Non c'era tempo da perdere, e così, mentre mi lanciavo al loro soccorso, gridai a Corrado e Aldo di nascondersi.
Poi, correndo correndo, cercai di emettere un kiai, un po' per attirare l'attenzione di quei selvaggi, e distrarli, un po' per far sapere ai nostri che c'eravamo.
Un kiai come si deve è una cosa seria, non va fatto di gola, ma richiede una profonda respirazione. Ricordo il maestro che mi diceva che doveva uscire dal "tanden", qualche centimetro sotto l'ombelico, per essere un'esplosione di potenza, e non un gridaccio isterico.
Ma la corsa non aiuta. Ciò nonostante feci del mio meglio, e bastò per ottenere lo scopo.
I selvaggi si fermarono a guardare nella mia direzione, per capire cosa stesse succedendo, dando tempo ai nostri di guadagnare qualche metro.
Avevo gridato ai miei due compagni di nascondersi, perché mi rendevo conto della pericolosità della faccenda, e non volevo coinvolgerli nel rischio, ma essi, pur fermandosi, erano rimasti visibili, e questo, credo, mi fu d'aiuto.
I neolitici forse pensarono che nascosti nel bosco potessero esserci altre persone, che potesse trattarsi di una trappola, visto che un solo uomo correva loro incontro, e decisero di ritirarsi.
Uno solo si attardò su Filippo, uno degli amici di Aldo, che, esausto e senza fiato, era rimasto a terra, incapace di muoversi.
Lo prese per i capelli con una mano e alzò l'altro braccio, dove impugnava la sua rozza ascia fatta di un bastone e di una pietra legata ad esso.
Mentre si accingeva a colpire quel poveraccio, che non faceva nulla per difendersi, gridai ancora, facendogli l'elenco delle sue virtù (figlio di..., str..., e altre amenità) e gli elencai gentilmente tutti i suoi avi eccelsi ("li mortacci tua !").
Lui mi guardò sprezzante, facendomi capire che sapeva benissimo che avrebbe avuto tutto il tempo di uccidere il povero Filippo prima che potessi arrivare, e che si sarebbe compiaciuto di farmi assistere a quell'orribile scena.
Dovevo inventarmi qualcosa.
E allora mi venne in mente la pietra che mi ero messa in tasca, e la tirai fuori, e gliela lanciai.
Ahi ahi, non sono mai stato un lanciatore di pietre. Odio le sassaiole, e una volta che, mio malgrado mi ci ero trovato in mezzo, mi ero limitato a scansare le pietre altrui, guardandomi bene da lanciarne io, perché non avrei potuto sopportare l'idea di colpire qualcuno. Così, l'arte del lancio mi era estranea, anche se ho praticato il lancio del disco, che però è tutt'altra cosa. Così tirai per tirare, giusto per disperazione, ma con una gran rabbia, e fu proprio quella rabbia tanto impotente quanto furibonda, unita ad una immensa dose di fortuna, che mi fece fare un ottimo lancio, che per poco non colpì quel bastardo, che, sorpreso, valutò probabilmente che se avesse colpito Filippo forse non avrebbe avuto la possibilità di sottrarsi alla mia reazione, e preferì lasciarmi la preda, ed allontanarsi velocemente.
Gli gridai qualcosa di cortese ed aggraziato, ma che qui non posso riferire, se no mi censurano il raccontino, e raggiunsi l'amico.
Non gli stetti a chiedere perché non si fosse difeso, so quali effetti può avere il panico. Mi limitai a dargli una mano perché si risollevasse e lo accompagnai verso il bosco.
Gli altri, stranamente, erano scappati da un'altra parte, opposta a quella da qui provenivano i selvaggi, ma non verso il bosco.
Non stetti troppo a chiedermi perché, "saranno pure fatti loro, amen !", pensai.
Arrivati quasi al bosco Corrado e Aldo vennero fuori gioiosi e festanti.
- Presto - la mia voce era bassa ma energica, e non ammetteva repliche - allontaniamoci da qui, perché non sappiamo quelli come la prenderanno e che decideranno di fare. Non siamo attrezzati per un combattimento. -
Aldo evitò di incrociare il mio sguardo. Non era quello il comportamento che si sarebbe aspettato dal "buon selvaggio" che aveva in mente quando era partito.
Così evito di discutere, rimuginando nella sua testa i suoi pensieri.
Il vento si stava rinforzando, il cielo s'era incupito e qualche foglia turbinò nell'aria, mentre il bosco ci accoglieva.

i



LA VOCE DI GUIDO-DUEPASSI



DIZIONARIETTO FINLANDESE

tanto per giocare...

mutta = ma
ei = no

da cui io ho dedotto che
muttei potrebbe significare ma non
però, tengo a dirlo, è solo una mia deduzione, e potrebbe essere sbagliata

hyvää päivää = buon giorno
hyvin = bene
okei = ok (questo non ve lo aspettavate, eh ?)
joo = si
haloo = pronto (al telefono)
kiitos = grazie
aina = sempre
tuo = quello
(quindi... quello è tuo...)
sauna = .... ho avuto difficoltà a tradurre questa parola... la lascerei com'è
kaunis = bello
non confondete
kuka ? = chi ?
con
kukka = fiore
mitä kuuluu ? = come stai ?
terve ! = ciao !
tervetuloa = benvenuto
totta kai = naturalmente
miten menee ? = come ti vanno le cose ?
nyt = ora
baari = bar
ed ora qualche parola da conoscere in certe situazioni
perkele ! = diavolo !
vessa = toilette
en ymmärrä = non capisco

per ora basta, se no' ce fumeno 'e cervella
näkemiin = arrivederci




venerdì 16 novembre 2007

AMORE E PSICHE

LA VOCE DI GUIDO-DUEPASSI

RITORNO AL NEOLITICO

(capitolo sesto)

Fummo fortunati a trovare delle more. Mentre le raccoglievamo, e qualcuna ne mangiavamo, Corrado osservò
- Però, devi ammettere che i sapori sono tutt'altra cosa.
I cibi industriali non hanno lo stesso sapore dei cibi di una volta, non ti pare ? -
- Indubbiamente hai ragione. Ma capirai che non è la stessa cosa produrre alta qualità per pochi, o per tantissimi.
Una volta c'erano cibi pregiatissimi, dal sapore favoloso... ma per quanti ?
Il re e la sua corte mangiavano benissimo.... e gli altri ? Morivano.... morivano "veramente" di fame. Non si possono produrre quantità enormi, necessarie per sfamare il popolo, con la stessa qualità colla quale si producevano e si possono produrre cibi per i palati "reali" di chi non ha problemi di spesa.
La disperazione della fame, documentata da tante opere di letteratura, portava la povera gente a mangiare di tutto. Senza arrivare a Charlot, che si cucina una scarpa, la fame nera accecava la gente, fino ad episodi (spero eccezionali) di cannibalismo, e quello che mettevano in bocca, pur di placare quella fame atroce, non erano sempre manicaretti gustosi e saporiti...
Ma gli ambientalisti leggono poco, evidentemente, e hanno dimenticato la fame, o forse non l'hanno dimenticata affatto, visto che sono per il "rientro dolce", e quindi, coerentemente, contro gli OGM, che potrebbero sfamare milioni di affamati, e sono per l'eutanasia, l'aborto, pillole e preservativi, ed ogni cosa che si opponga alla vita....-
- Eh no, qui ti sbagli. Sono contro la pena di morte. -
- Nessuno tocchi caino, per carità. Si tocchi Abele, invece, lo si affami, gli si neghino gli OGM che potrebbero sfamarlo, lo si convinca a togliersi di mezzo quando, raggiunta una certa età consuma risorse senza produrne...-
- Certo, è strano che gli ambientalisti siano per le modifiche genetiche alle piante, ma non contro le modifiche genetiche all'uomo. Tra la pianta e l'uomo, preferiscono la pianta; tra l'animale e l'uomo preferiscono l'animale.... tutto questo mi sembra morboso e patologico -
- Certo, io per esempio, amo gli animali, rispetto le piante, amo la Natura. Fin da piccolo il mio colore è stato il verde, sono contro gli sprechi e contro l'inquinamento. Ma una cosa è un sano sentimento di amore per gli animali, che non può sovrastare l'amore per la specie umana, altra cosa è un fanatismo privo di buon senso, portato all'isteria, con un sottofondo di masochismo e di odio verso l'uomo e la specie umana.
Dietro tutto questo odio per gli OGM, per esempio, c'è l'odio per l'America, ma chi ne fa le spese è il mondo, sono i milioni di affamati, come quegli Africani che vorrebbero sfamarsi ma vengono boicottati da sazi, ultraalimentati burocrati europei che vorrebbero convincerli a lasciar morire i loro popoli di fame.... Gli Africani hanno diritto di chiamare questa odiosa politica europea "ecoimperialismo, ecocolonialismo, ecorazzismo", ovvero imperialismo, colonialismo e razzismo mascherati da politica ecologica -
Aldo arrivò in quel momento. Aveva una faccia scura.
- Non si trova molto cibo in questo bosco, andiamo da qualche altra parte -
- C'è qualche mora. Non sono proteine, ma almeno calmeranno la fame per oggi - e gliene demmo un po' di quelle che avevamo raccolte.
La situazione era precipitata, e mi ero ritrovato in quell'epoca oscura prima di poter studiare come sopravvivere senza il supermercato sotto casa, e il rubinetto d'acqua in cucina.
E senza poter chiamare il 118, o recarmi dal dentista... rabbrividii. Era bene non ammalarsi, perché, rispetto ai trogloditi, avevamo persa anche la medicina delle erbe. Avevo sete, tanta sete, urgeva trovare dell'acqua pulita.
- Cerchiamo un corso d'acqua ! -
Facile a dirlo, ma dove ?
Chiusi gli occhi pensando al tepore della mia stanza da bagno colla vasca piena d'acqua, pronta ad accogliermi e a farmi rilassare, al letto caldo e comodo, con calde e soffici coperte... pensai a tutte le comodità che avevo lasciato, a tutte le possibilità culturali e di divertimento che mi offriva l'epoca che avevo abbandonato.... il frigorifero...
- Il mio regno per un frigorifero ! - urlai per disperazione, - viva l'acqua minerale ! - mentre la sete mi tormentava e mi faceva ardere la gola.
Aldo si volse verso di me, come per replicare, ma non ne trovò la forza.
Nel cielo passò uno stormo di uccelli, volteggiando giocoso, ma neanche quel simpatico spettacolo calmò la mia irritazione, e allontanai con rabbia un ramo che mi ostacolava il passaggio.
In breve fummo alla fine del bosco.

giovedì 15 novembre 2007

LA VOCE DI GUIDO-DUEPASSI

PER DIVERTIRMI UN PO'
vi mostrerò alcune espressioni latine
con la traduzione (in finlandese):

substantiivit:
agricola - maanviljelijä
columna - pylväs
familia - perhe
gloria - kunnia, maine
historia - historia
incola - asukas
insula - saari
Italia - Italia
natura - luonto
oliva - oliivi
ora - rannikko
pictura - kuva
poeta - runoilija
reliquiae - jäänteet
Roma - Rooma
Sicilia - Sisilia
statua - kuvapatsas
terra - maa, maaperä
uva - viinirypäle
via - tie, katu
vita - elämä

verbit:
esse - olla
amare - rakastaa, harrastaa
educare - kasvattaa
laudare - kiittää
praestare - taata, merkitä
parare - hankkia, tuottaa

adjektiivit (ja adjektiviset sanat):
alia - toinen, muu
amoena - luonnonkaunis
antiqua - muinainen, antiikin
clara - kuuluisa, kirkas
descripta - kuvattu
laboriosa - työteliäs
magna - suuri
multae - monet
Romana - roomalainen, Rooman
una - yksi

partikkelit<<<<. et - ja
etiam - myös, vieläpä
praecipue - erityisesti
ex + abl. - -sta, -stä
in + abl. - -ssa, -ssä, -lla, -llä
prope + acc. - lähellä jtk

ah, se gli italiani amassero il latino come lo amano i finlandesi !
Un bel corso di latino in finlandese !
Se qualcuno è interessato sono a disposizione
(però non conosco ancora il finlandese)

:-)


LA VOCE DI GUIDO-DUEPASSI

RITORNO AL NEOLITICO

(capitolo quinto)

Mi sentii risucchiare in un vortice, sballottato come in una di quelle macchine da Lunapark che tanto fanno divertire i ragazzi, ma dalle quali io scendo sbiancato in volto come uno spettro.
Non fu una sensazione piacevole, anzi.
Oh, se al mio posto ci fosse stato mio figlio, lui sì che si sarebbe divertito. Io invece sentivo lo stomaco sottosopra, e non riuscivo quasi a respirare.
Tutto girava, girava, girava, finché arrivai, credo, ai limiti della realtà.
E vidi l'ambulanza di Pierluigi, che correva come un pazzo a sirene spiegata, domandando dov'erano i feriti. Ma io non avevo la forza di dirgli
"ehi, son chì, son chì"
Poi mi parve di essere transitato per il blog di Elleboro, e mi trovai in una foto di Ambra, a brindare con Gianpaolo e Luca
- Cavolo - pensai - questo vino non sa di niente -
Vidi Beatrice che correva abbaiando per prati verdi coperti di mille fiori...
e pensai
"Non starò mica delirando ? "
- Si, stai delirando, amico. Su, riprenditi -
Vidi la faccia di Tintentisch che cercava di rianimarmi, ma appena riuscii ad aprire gli occhi, mi accorsi che era invece Corrado
- Bentornato tra di noi - mi sorrise
- Ah, meno male che ti rivedo, Corrado. Sai, ho avuto un incubo, pensavo di essere partito per il neolitico, pensa tu ! -
- Ma quale incubo ? Guardati intorno, guarda ! -
Che strano posto era quello, non una casa a vista d'occhio
- Dove siamo ? -
- Da qualche parte nel neolitico -
- Oh, no ! - Chiusi gli occhi e appoggiai la testa sul terreno.
- Pazzo, sono stato pazzo a mettermi in questo guaio nero. E ora che facciamo ? -
- Gli amici di Aldo sono andati in giro ad esplorare la zona. Aldo è andato a raccogliere qualcosa da mangiare e da bere. Io sono rimasto con te, perché ti sei sentito male. Ero preoccupato, avevi una faccia da far paura. -
- Beh, ora sto bene, solo che starei molto meglio se fossi a casa mia, alla mia epoca -
- Però devi ammettere che il paesaggio è incantevole. Selvaggio ma affascinante. -
- Non vedo ristoranti -
- Pessimista, proprio ora sta tornando Aldo con la cena. Direi che ha fatto una raccolta abbondante e fruttuosa -
- Canticchia l'incosciente beato, canticchia -
Lo osservammo arrivare con passo spedito e leggero, tutto orgoglioso della sua preda: frutta, verdura, funghi, e dell'acqua
- Si mangia ! - esclamò trionfante - Altro che prodotti delle multinazionali, imbevuti di coloranti, conservanti, roba chimica e schifezze varie. Guarda che bei funghi che ho trovato, che frutta, che verdura.... e dell'acqua di stagno. Tutta roba vera, genuina, naturale ! -
- Io non berrei di quell'acqua -
- E perché no ? -
- Milioni di persone muoiono ogni anno per bere "l'acqua naturale", piena di larve, robaccia varia, tutta naturale, ma infetta, naturalmente. Almeno bolliamola prima -
- Eh ? - Aldo era stupito della mia osservazione... guardò l'acqua, che, a dir la verità, era alquanto torbida... e cominciò a venirgli qualche dubbio
- Beh, cercheremo un fiume o un ruscello, e troveremo acqua più limpida e pulita. -
- Certo, l'acqua "non naturale", in bottiglia, è sottoposta a una serie di processi che ci garantiscono la sua potabilità. Cosa che non è garantita per l'acqua naturale. "Naturale", intendo, perché la trovi in natura, e non solo perché non ha le bollicine. -
Aldo aveva un'espressione sofferente.
- Quanto ai funghi, - ripresi - io li butterei via immediatamente -
- Ma come, ma perché ? -
- Non sono un esperto di funghi, ma questi mi sembrano proprio del tipo "Amanita phalloides", un fungo colpevole di molti avvelenamenti letali... e quindi non correrei altri rischi. -
- Pazienza, ci sono le mele e la verdura -
- Ah, certo, tutta roba naturale, non come quelle schifezze in scatola che ci propinano nei supermercati, eh ? -
Aldo ebbe un sorriso di sollievo
- Peccato però che si tratti di cicuta. Libero di mangiarla, se vuoi fare la fine di Socrate.
Comunque, la cicuta è tutta naturale, se il tuo problema è questo.
Caro Aldo, ti sei fatto un'equazione
naturale = buono e sano
che non è affatto sempre vera, anzi. Anche il curaro e mille altri veleni sono naturali. Ma uccidono. La Natura non è sempre così buona e protettiva come pensi tu. -
Buttò tutto per terra.
Mi avvicinai e raccolsi una mela. Addentandola dissi
- Per ora combatterò la fame con questa -
Anche Corrado e Aldo raccolsero mele e potemmo mettere qualcosa nello stomaco.
Alla fine, ancora affamato, Aldo si alzò e disse che andava a cercare qualcos'altro.
Appena si fu allontanato, Corrado rise
- Certo che l'hai proprio distrutto. Ma come hai fatto a riconoscere la cicuta ? -
- Ho barato. Non conosco la cicuta, ma volevo che aprisse gli occhi sulla pericolosità dei cibi naturali.
Sai, i cibi prodotti dall'industria alimentare sono sottoposti a controlli, e questo ci garantisce, ragionevolmente, che per lo meno non siano velenosi. -
- Hmm, sarà meglio che cerchiamo qualcosa da mangiare anche noi, perché le mele fanno bene, ma una dieta di sole mele è assai squilibrata. me l'ha detto il mio dietologo. -
- Ti ha detto una cosa giusta. Diamoci da fare -
Ci alzammo e ci dirigemmo nel bosco. La fame guidava i nostri passi.

mercoledì 14 novembre 2007

LA VOCE DI GUIDO-DUEPASSI

ORRORE, ORRORE, HANNO ADDOMESTICATO IL FUOCO

Il mito di prometeo, qui rielaborato, ci offre interessanti spunti di riflessione.
Guardiamolo, ora, con riferimento alla sua insospettata attualità, e ci accorgeremo come gli Algoran sono tra noi, e magari si premiano tra di loro per la loro accanita lotta contro il progresso e contro tutto ciò che potrebbe servire all'uomo, come la conoscenza (orrore !), come il miglioramento delle condizioni di vita (orrore !), come la capacità di produrre di più (orrore !) e di sfamare più gente (orrore !).
Non a caso proprio ieri c'era a piazza Carità, a Napoli, un gruppo di ambientalisti che faceva firmare per un mondo "libero dagli OGM" ...., ma non dalla fame.
Gli OGM hanno due principali "difetti" che li rendono odiosi al movimento ambientalista:
1. consentono produzioni maggiori di cibo che permetterebbe di combattere la fame nel mondo
(cosa inaccettabile per chi odia l'uomo)
2. vengono identificati come un prodotto principalmente americano
(oh, gli odiati Stati Uniti.... non sia mai !)

In realtà i miglioramenti nutrizionali consentiti dagli OGM sono a disposizione del mondo intero, e se ne avvantaggerebbero molto quei popoli che attualmente soffrono la fame, ma proprio per questo gli "dei" vi si oppongono e vorrebbero, se potessero, punire il prometeo che li ha portati all'uomo, all'odiato uomo, oh scandalo !

Non a caso l'Europa, dominata da una mentalità che ha solo procurato fame e miseria, punisce chi produce troppo (non sia mai.... e non sia mai regalare le eccedenze ai popoli che soffrano la fame... meglio - per gli ambientalisti europei - lasciarli morire).
Quote qua, e quote là, consentono il prolungamento del potere di chi ha già il potere. Non sia mai si arricchisca chi produce di più.... il prometeo che produce meglio e di più va punito !
Questa Europa comunitaria si inquadra dunque perfettamente nel mito di Prometeo, nella parte di chi si oppone a conoscenza e progresso.
E dunque ecco la necessità di dominare la Scienza - che potrebbe portare a più conoscenze e a migliori condizioni di vita per l'uomo (orrore !) - ecco la necessità di trasformare chi pensa liberamente e vuole il progresso, in un rigido politico che non pensi più con la sua testa e si opponga al progresso.
Ecco dunque il global warming, evidenza dell'attualità del mito di Prometeo.
Chi pensasse che l'ambientalismo sia nato oggi come reazione ai danni causati dalle industrie (e pure ce ne sono, come anche il fuoco, oltre al tanto bene, può causare danni anche gravi, lo sappiamo bene) sbaglia fortemente.
Il mito di prometeo è un mito ambientalista, scritto da un ambientalista di migliaia di anni fa, con la stessa mentalità degli ambientalisti di adesso:
ammonire l'uomo a non cercare la conoscenza, a non cercare il progresso, a non cercare di migliorare le proprie condizioni di vita !
Questo era allora, ed è ora, il mito di Prometeo !

Secondo me.

Algoran, il gran sacerdote, calpestò sprezzante gli ultimi residui del fuoco che aveva fatto spegnere.
Mai più ! Non sia mai l'umanità potesse progredire, e loro, la casta che detiene il potere, perderlo !
Alzò gli occhi al cielo, dove nubi vigorose e scure si addensavano minacciosamente.
Sorrise, col sorriso del malvagio che pregusta un crimine da attuare.
Un trambusto lo distolse però dai suoi pensieri; stavano portando colui che aveva imparato a domare il fuoco, a farne uso, e che avrebbe voluto insegnare quest'orribile cosa anche agli altri, Promètean !
Gli uomini si erano coperti il volto con cappucci che lasciano solo una piccola fessura per gli occhi. Non era conveniente che mostrassero il loro volto e le loro espressioni quando si accingevano ad uccidere.
Incappucciati, avrebbero avuto più coraggio e avrebbero potuto infierire senza teme di essere riconosciuti. E la pena doveva essere esemplare, tremenda, orrenda, quanto il peccato: aver voluto portare il progresso tra gli uomini, cibo migliore, calore, luce... orrore, oh, orrore !
Spingevano lo sciagurato e gridavano
- A morte, a morte ! -
E infine si levò un vento forte ed impetuoso, facendo tremare gli alberi e coprendo il cielo di nubi ancora più nere.
E il cielo incominciò a piangere lacrime grosse e copiose, grandi come non mai.
- Colpa dell'uomo ! Colpa dell'uomo ! -
Il corteo di incappucciati cantava quella cantilena agghiacciante:
- Colpa dell'uomo ! Colpa dell'uomo ! -
E al momento del massimo parossismo, mentre le frasi si susseguivano frenetiche e serrate, gli dei dettero il loro fragoroso ed abbagliante consenso; un verdetto di morte annunciato da un bagliore sinistro ed intenso.
Tutto il villaggio tremò.
Il tuono fece gelare i loro cuori, mentre ancora ripetevano
- Colpa dell'uomo ! Colpa dell'uomo ! -
così forte non s'era mai sentito un tuono, e il gran sacerdote, con voce imperiosa, che non ammetteva repliche, esclamò:
- L'han detto gli dei, deve morire ! -
L'uomo fu portato ad un palo, e lì legato brutalmente, straziandogli le carni con corde serrate più strettamente che mai.
Algoran, il gran sacerdote, gli si avvicinò col coltellaccio sacro in mano.
- L'hai ben sentito, l'hai sentito anche tu, gli dei ti hanno condannato, infame traditore, che hai rubato il loro fuoco, turbando l'armonia della Natura, violandone i segreti, deturpandola con l'uso di ciò che è riservato agli dei, e a loro solo ! -
Promètean ebbe la forza, ma, più che la forza, l'orgoglio di alzare la testa, guardarlo in faccia e proclamare con convinzione:
- Il fuoco ha portato calore, ha reso il cibo più buono, ha illuminato l'oscurità, e ci ha difeso dalle belve.
Il fuoco è buono, e tu lo sai, e tutti ormai lo sanno.
Potrai anche uccidermi, ma il fuoco sopravviverà, e per quanti fuochi tu possa spegnere, ne accenderanno sempre altri, perché gli uomini sanno che esso li aiuterà a vivere meglio ! -
- Taci, infame traditore, taci bestia sacrilega, vituperio degli dei ! -
Si voltò indicando il cielo
- Senti la loro ira ? -
Un tuono sembrò confermare le parole del gran sacerdote, che ebbe un sogghigno soddisfatto
- Vedi, vedi ? Essi rivogliono il loro fuoco, che tu gli hai rubato !
Tu hai violentato la sacra Terra, tu hai rubato il fuoco per donarlo agli uomini, pazzo scellerato ! Ma il tuo sacrilegio sarà la tua rovina.
Tu devi morire, e morirai tra i tormenti, Promètean ! -
Il coltello si piantò con inaudita forza e ferocia nelle carni dello sventurato, che urlò di dolore, ma, mentre la vista già gli si cominciava ad offuscare, e tutto diventava più oscuro, più nero, e più gelido, cadde un altro tuono... la pioggia era finita, intensa ma brevissima, e un albero prese fuoco....

...continua...

Promètean ebbe ancora la forza di guardare quell'albero che bruciava, e riuscì a sorridere
- Si, esso mi sopravviverà, né lo fermerà il gran sacerdote Algoran, né lo fermeranno tutti coloro che, come lui, vorrebbero che gli uomini restassero a livello delle bestie, e non si evolvessero.... tutti coloro che sono contro il progresso, e odiano l'uomo, e odiano chi produce, chi lavora, chi si dà da fare per migliorare le condizioni di vita proprie ed altrui...
odiano il genere umano, perché odiano sé stessi, e ne hanno ben donde, perché se guardano nel profondo delle loro ipocrite anime, non hanno che da inorridire.
Ora però lo so, il fuoco continuerà a bruciare, anche se essi tenteranno di spegnerlo, perché se lo spegneranno qui, dove lo hanno spento, si accenderà, o qualcuno lo accenderà, un po' più in là...
Nessuno può fermare il fuoco, e il progresso, per sempre ! -
Il dolore lancinante gli spense il sorriso, e la testa cadde sul petto, priva ormai di vita.
Ma neanche il gran sacerdote Algoran sorrideva...
Il fuoco aveva vinto, mentre lui aveva solo ucciso un uomo, Promètean, ma non aveva potuto congelare il progresso, come sperava.
Capì che non avrebbe potuto facilmente fermare il futuro, e gettò il coltello via, con stizza.
Si guardò intorno... avrebbe potuto ancora dominare quegli uomini ignoranti ?
Avrebbe potuto conservare a lungo il potere ?
Ah, certo avrebbe ucciso chiunque si fosse avvicinato al fuoco, ma in troppi avevano visto.
Il calore dell'incendio riscaldava ed affascinava quegli uomini. Nessuno si avvicinava, ma l'eccitazione era palese.
Uno, più coraggioso, raccolse un ramo che aveva preso fuoco, ed esclamò:
- Questo... questo, è il dono degli dei ! -
Algoran raccolse il coltello, ed ordinò
- Portatemi quell'uomo, subito. Che egli sia ucciso come Promètean ! -
Ma nessuno si mosse.

...continua...

Algoran guardò gli uomini, immobili, mentre gocce di sudore freddo incominciavano a scendere dalla sua fronte
- Sono io - riprese con foga, per mantenere l'autorità con l'imperiosità della voce, che però non era decisa e sicura come sempre - sono io, il nobile Algoran, che ve lo comanda. Portatemi quell'uomo. Dobbiamo sacrificarlo per placare l'ira degli dei ! -
Ma un guerriero forte e deciso, che si chiamava Swatean, gli puntò la lancia contro
- Gli dei ci hanno regalato il fuoco, e tutti l'abbiamo visto.
Tu non potrai fermarci, questa volta.
Ti sfido, Algoran. Se le mie parole sono ad essi sgradite, mi inceneriscano in questo stesso momento.
Ma, se gli dei mi saranno favorevoli, sarai tu, Algoran, a dovertene andare ! -
Il gran sacerdote lo guardò, fremente di rabbia. Se avesse potuto lo avrebbe incenerito lui stesso, ma il temporale, intenso ma brevissimo, era passato, e nessun tuono gli veniva in aiuto.
Allora gridò, più minaccioso che mai:
- Come osi tu opporti alla volontà degli dei ? Fuggi, fuggi, prima che essi ti inceneriscano, fuggi.
Io li invoco, ma se tu fuggirai, essi saranno clementi.
Se invece rimarrai, e prolungherai l'insolenza e la sfida sacrilega, essi ti avvolgeranno nello stesso fuoco che tu vorresti rubare loro. -
Ma, per quanto cercasse di dare credibilità ed autorità alle sue minacce, Swatean, il fiero guerriero, sicuro delle proprie idee, non si mosse di un millimetro, ed anzi sorrise sornione, adocchiando il cielo, dove ormai si stavano aprendo le nuvole, ed un raggio di sole si stava infilando in quello spiraglio, creando un suggestivo effetto di compiacimento divino.
- Guarda, Algoran, come ti parlano, come parlano a me, e a tutti gli altri uomini del villaggio !
Guarda come mostrano chiaramente il loro gradimento per le mie parole !
Guarda, hanno mandato un raggio di luce per suggellare un patto divino col l'uomo, e son certo che d'ora in poi manderanno tanti altri doni agli uomini, che permetteranno a noi di vivere una vita migliore, a dispetto di quelli che, come te, vorrebbero che vivessimo come trogloditi nelle caverne !
Sappilo, dunque, che il fuoco d'ora in avanti rimarrà con noi ! -
La punta della lancia premette sulla carne del gran sacerdote
- Sei tu, dunque - continuò Swatean, il guerriero - che te ne devi andare, addio ! -
Algoran ebbe un gesto di stizza, si guardò intorno, cercando consensi, ma trovò solo sguardi duri, impietosi, ed allora raccolse le sue cose e si allontanò rabbiosamente, accompagnato da un fascio di raggi di sole sempre più ampio.
Mentre si allontanava, il bel tempo vinceva la sua battaglia colla tempesta, e la luce metteva in fuga le tenebre.
Il fuoco, e con lui il progresso, aveva vinto.

LA VOCE DI GUIDO-DUEPASSI


RITORNO AL NEOLITICO

(capitolo quarto)

Rinunciai a farlo ragionare, mi sembrava fatica ardua e probabilmente inutile.
Visto che stavamo andando nel neolitico, l'esperienza diretta gli avrebbe, speravo, aperto gli occhi.
Arrivarono i suoi amici, un gruppo di ecologisti vocianti ed entusiasti, che si avviarono verso il buio di un'epoca incerta e insidiosa coll'animo di chi va a fare una scampagnata fuori porta.
Tralascio le presentazioni, e capirete presto perché. In un'atmosfera festosa ed impaziente stavamo per salpare verso l'ignoto.
- In che anno andiamo ? -
- Zio Massimo non ha potuto perfezionare questa navicella, che è ancora un prototipo, quindi non lo sappiamo esattamente... a spanne dovremmo essere prima della scoperta dell'agricoltura -
- Ti dà tanto fastidio l'agricoltura ? -
- Certo, agricoltura e allevamento sono attività inventate dall'uomo, innaturali ed odiose, che portano a pericolosi squilibri nel mondo della Natura.
Noi vogliamo recuperare il vero rapporto con essa, vogliamo che l'animale-uomo si inserisca, allo stesso livello, senza favoritismi, in armonia con le altre specie animali, che ne rispetti l'ambiente e la libertà, e non se ne faccia cibo. Siamo strettamente vegetariani ! Basta con la violenza sugli animali ! -
- Mio dio, fammi capire: niente industrie... -
- Mai e poi mai -
- ... niente agricoltura... -
- Alla larga ! -
- ...niente allevamento...-
- Deve finire l'oppressione dell'uomo sull'animale ! -
- ... niente caccia e pesca...-
- Assolutamente, mica vorrai uccidere dei poveri, innocenti animali, assassino ! -
- Ma Gesù ha moltiplicato i pesci, quindi...-
- Vallo a dire ai cattolici, non mi riguarda. I pesci sono esseri umani come tutti gli altri... -
- Umani ? -
- Volevo dire, pensanti, intelligenti, sensibili. Sei un mostro a volerne la morte ! -
- Ma guarda che da che mondo è mondo il pesce grande mangia il piccolo ! -
- Se anche fosse, lo fanno per fame, è naturale, non come l'uomo, che usa ami, reti e altre diavolerie. Hai mai visto un pescecane usare la lenza, o una rete ? -
- Effettivamente, mai... -
- Lo vedi ? L'uomo è malvagio e crudele, ed usa mezzi subdoli e iniqui. Questa strage deve finire. -
- Quindi niente caccia e niente pesca, eh ? -
- Niente ! -
- Vivremo solo di raccolta di quello che troviamo -
- Esattamente -
- Ma ti rendi conto che così l'intera Terra non basterà ad ospitare, credo, duecentomila esseri umani ? Te lo immagini se tutta la civiltà si fermasse, e la gente uscisse di casa a raccogliere, solo raccogliere, quello che c'è, colle sole mani, semza poter usare nessun arnese, nessuno strumento -
- Forse che gli altri animali usano strumenti ? Sarebbe una situazione di equa parità. Proprio quella che dobbiamno sperare e volere -
- Ah, stiamo messi bene... -
Scossi la testa.... per quel giorno ne avevo sentite abbastanza, anzi fin troppe, così cambiai argomento
- E il ritorno ? Siamo sicuri di tornare sani e salvi ? -
- Quale ritorno ? Credo che zio Massimo abbia pensato anche a questo, ma noi andiamo per restare. -
Restare ? Io no, non ci tenevo proprio, e stavo per dirlo, a costo di scendere da quel trabbiccolo prototipale, e rinunziare a difendere l'indifendibile cugino, che si avviava incoscientemente verso un sogno avulso da ogni realtà, ma il pilota, uno degli amici di Aldo, aveva acceso i motori, e una forza immensa mi schiacciò, impedendomi di parlare.
Ebbi solo il tempo di capire che ormai ero in ballo, volente o nolente, prima che tanti puntini neri offuscassero la mia vista, sempre più grandi,
finché fu tutto nero.

LA VOCE DI GUIDO-DUEPASSI


ANCORA DALLA FINLANDIA

Quid - Cosa
(1) - ha detto
Tarja Halonen - Tarja Halonen
dixerit - (1)

Praesidens Finniae - Il presidente della Finlandia
Tarja Halonen - Tarja Halonen
(2) - ha detto
(3) - di essere grandemente addolorato
ob caedem - per la strage
in Jokela factam - di Jokela
se valde dolere - (3)
dixit.- (2)
(4) - "siamo impressionati
"Nuntio horribili", - dall'orribile notizia"
inquit, " - ha detto
affecti sumus, - (4)
quam ob rem - "per cui
(5) - voglio consolare
maestitiam - la tristezza
omnium eorum, - di tutti quelli
qui nunc - che ora
(6) - piangono
propinquos suos mortuos - i loro parenti morti
lugent, - (6)
consolari volo. - (5)
Eadem - Nello stesso tempo
ego - (io)
(7) - ho compassione dei
homines vulneratos - feriti
miseror - (7)
et - e
(8) - penso
de iis - a quelli
cogito, - (8)
quorum - i cui
animi - animi
(9) - sono scolvolti
hac tragoedia - da questa tragedia
commoti sunt." - (9)"

Quid Tarja Halonen dixerit
Praesidens Finniae Tarja Halonen ob caedem in Jokela factam se valde dolere dixit.
"Nuntio horribili", inquit, "affecti sumus, quam ob rem maestitiam omnium eorum, qui nunc propinquos suos mortuos lugent, consolari volo. Eadem ego homines vulneratos miseror et de iis cogito, quorum animi hac tragoedia commoti sunt."

(Reijo Pitkäranta)


LA VOCE DI GUIDO-DUEPASSI


CONSIGLI UTILI PER IL LATINO
Se vuoi farle trarre il massimo profitto da questo thread, consigliale di non limitarsi a capire il brano, ma di leggerlo, quando l'avrà capito, velocemente in latino (è fatto apposta in grassetto per permettere questo tipo di esercizio) in modo da capire il testo senza avere il tempo di tradurlo in italiano.
E' fondamentale capirlo direttamente in latino, senza passare per l'italiano.
Deve poter arrivare a capire e pensare direttamente in latino.
Del resto, quando leggiamo un brano italiano, non lo traduciamo in un'altra lingua. lo capiamo e basta.
E così deve essere anche per un brano in latino, deve essere capito e basta, direttamente in latino, senza passare per l'italiano.
E' importante.

martedì 13 novembre 2007

LA VOCE DI GUIDO-DUEPASSI


LATINO - LINGUA MORTA ?

A proposito di lingue (ritenute) morte, ecco qui una notizia, assai brutta, letta su un sito finlandese:

Strages magna Jokelaensis

Die Mercurii in sede scholari Jokelaensi, quae in paroechia Tuusula est, strages miserabilis facta est, cum octo homines, scilicet quinque pueri, una puella duaeque feminae adultae, vitam amiserunt.


dal sito:
http://www.yleradio1.fi/nuntii/

TRADUZIONE

Strages - Strage
magna - grande
Jokelaensis - di Jokela (lett. ha usato l'aggettivo)

Die Mercurii - Mercoledi
in sede scholari - nella scuola
Jokelaensi, - (di) Jokela (aggettivo)
quae - che
(1) - si trova
in paroechia - nella diocesi (di)
Tuusula - Tuusula (è a due passi da Helsinki)
est, - (1)
(2) - è stata compiuta
strages - (una) strage
miserabilis - miseranda
facta est, - (2)
cum octo homines, - quando otto persone
scilicet - cioè
quinque pueri, - cinque ragazzi
una puella - una ragazza
(3) - e
duae- - due
-que - (3)
feminae adultae, - donne adulte
vitam - (4)
amiserunt. - hanno perso
(4) - la vita.

Occisi sunt = Sono stati uccisi
ab adulescente = da un giovane
duodeviginti annorum, = di 18 anni
("duo = due", "de=mancanti a", "viginti=venti")
qui, = che
postquam = dopo che
(5) = aveva incominciato
in schola sua = nella sua scuola
ex improviso = all'improvviso
furere = a uscire pazzo
coepit, = (5)
eos = li
(6) = aveva colpiti
glandibus = con i proiettili
pistolii = di una pistola
(da "pistolium, -ii n.")
percussit. = (6)
Quo facto = Fatto ciò
sclopetator = lo sparatore
(da "scloppus -i m.")
eodem = con la stessa
ferro = arma
usus = (che aveva) usata
(7) = ha tentato
se ipsum = (8)
interficere = (di) uccidere
(8) = sé stesso
conatus est =(7)
et vix = e a stento
(9) = è stato trasportato
vivus = vivo
in nosocomium = all'ospedale
deportatus, = (9)
ubi postea = dove poi
animam efflavit. = è morto.

Illo tumultu = In quella sparatoria
(10) = sono state ferite
etiam = anche
circiter decem = una decina di (lett. circa dieci)
cives = persone (lett. cittadini)
sauciati sunt, = (10)
sed = ma
(11) = le loro
vulnera = ferite
eorum = (11)
tam (b) levia (c) erant (a), = erano (a) tanto (b) lievi (c)
ut = che
illi = essi
iam = già
eodem die = lo stesso giorno
vesperi = la sera
domum (a) reverti (b) possent (c). = hanno potuto (c) tornare (b) a casa (a).

LA VOCE DI GUIDO-DUEPASSI

RITORNO AL NEOLITICO

(capitolo terzo)

Eccomi pronto ad un'avventura pericolosa. Tirai un sospiro di rassegnazione. Cosa avrebbero detto gli altri, i miei alunni, mia moglie, la mia famiglia... ah, se avessero saputo !
Almeno sarebbe rimasto Corrado ad avvisarli, lui, l'unico che sapeva dove mi ero ficcato.
- Eccomi ! - disse Corrado, interrompendo i miei pensieri.
- Che ci fai qui ? -
- Vengo anch'io, non vi lascio soli -
- E chi avviserà gli altri ? -
- Tranquillo, ho telefonato ad Ambrarosa e a Luciano. Li avviseranno loro. -
Beh, pensai, almeno sul Legno qualcuno l'avrebbe saputo.
Incominciai a sudare, non so perché, ma la macchina non partiva, stavamo sempre lì.
- Qualcosa non va ? -
- Ti piacerebbe, eh ? No, no, sto solo aspettando gli altri - rispose Aldo
- Gli altri, chi ? -
- Dei miei amici filoneolitici -
- Filoneolitici ! - fischiai - Certo, è un piacere aver compagni al duolo, e alla vita corta e dura ! -
- Staremo benissimo, faremo una full immersion nella Natura, vivremo nel respiro amorevole di Gaia, la nostra dea ! -
- La vostra dea, eh ? ....pensavo tu fossi ateo -
- Infatti, ma Gaia è viva, pensa, agisce.... e a dire la verità, per colpa di voi amanti diabolici del progresso, inquinatori folli amici dell'America... orrore... per colpa vostra la nostra amata Gaia soffre, e se non riporteremo il mondo al neolitico preagricolo, essa morrà, uccisa dall'anidride carbonica, dagli inquinamenti, dalle industrie, dall'agricoltura, dalle esalazioni mortali delle mucche, sommersa dalle acque dei ghiacciai sciolti per colpa vostra... oh quali immensi danni le state facendo, voi che vi ostinate ad usare l'auto, e... orrore... l'aereo ! -
Qui ebbe un'espressione di forte disgusto, quasi di disperazione.
- Che t'ha fatto di male, l'aereo ? -
Mi dette un'occhiataccia, come se avessi osato mettere in dubbio una cosa tanto ovvia, banale ed assodata... che l'aereo fosse l'espressione più alta dei mali del mondo.
Mi venne da ridere
- Sei ridicolo, l'aereo è il simbolo del progresso, e se ci pensi un po', e ti fai due conti, vedi che un viaggio in aereo inquina meno dei viaggi in auto che dovrebbero fare i passeggeri, se non potessero usare l'aereo. -
- Ma quale auto ! A piedi, dovete andare, a piedi. O al massimo in bicicletta.
Fatti due conti con l'impronta ecologica, e vedi se non è così. L'unico modo per avere una impronta veramente ecologica è rinunciare ad auto ed aereo, caro il mio cuginastro. -
( vedi: http://www.footprintnetwork.org/gfn_sub.php?content=footprint_overview )
- Cioè ? La puoi spiegare in due parole ? -
- Nel sito citato c'è la possibilità di misurare la tua impronta ecologica.
E' un questionario e se lo riempi, vedrai che se ci metti l'auto o l'aereo, col, cavolo che puoi avere un valore accettabile. -
- Quindi ? -
- L'impronta ecologica è uno strumento che ti permette di misurare di quanta terra e acqua ha bisogno una popolazione per produrre le risorse che consuma.
Per vivere, consumiamo ciò che ci offre la Natura, ed ogni nostra azione ha un suo impatto sugli ecosistemi dei pianeta.
Questo non sarebbe un problema se gli uomini non abusassero delle risorse della Terra, e non eccedessero nei consumi, oltre ciò che la Terra stessa possa rinnovare.
Al giorno d'oggi, l'umanità consuma il 23 % più di quanto il pianeta possa rigenerare. In altre parole, visto che fai questa espressione scettica, da quell'ignorante e incosciente che sei, ci vorranno 14 mesi per rigenerare quello che consumiamo in un anno. Se continuiamo così, sarà inevitabile esaurire le risorse del pianeta !
Quindi, niente auto, niente aereo, andate a piedi. A piedi ! -
Guardai sconsolato le mie scarpe, prima di rispondergli.
- La ricchezza di un Paese si misura dalla velocità di circolazione della moneta, lo sai ?
Eliminando auto ed aereo, e costringendo la gente ad andare a piedi... -
- O in bicicletta -
- ... si, o in bicicletta, causerete una profonda, irrimediabile depressione economica. Morirà tanta gente -
- Questo non sarebbe un male, siamo troppi su questo mondo. Rientro dolce, rientro dolce ! Dobbiamo diventare due miliardi. Andate a piedi, o consumeremo irrimediabilmente e per sempre tutte le risorse della Terra !
Andate a piedi ! -

lunedì 12 novembre 2007

DEDICA

Io vivo velocemente : è una mia caratteristica.
Per cui dedico agli italiani dei versi di Pablo Neruda.
Morire lentamente.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce. Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti. Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in sè stesso. Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare, chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante. Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità