mercoledì 14 novembre 2007


Algoran, il gran sacerdote, calpestò sprezzante gli ultimi residui del fuoco che aveva fatto spegnere.
Mai più ! Non sia mai l'umanità potesse progredire, e loro, la casta che detiene il potere, perderlo !
Alzò gli occhi al cielo, dove nubi vigorose e scure si addensavano minacciosamente.
Sorrise, col sorriso del malvagio che pregusta un crimine da attuare.
Un trambusto lo distolse però dai suoi pensieri; stavano portando colui che aveva imparato a domare il fuoco, a farne uso, e che avrebbe voluto insegnare quest'orribile cosa anche agli altri, Promètean !
Gli uomini si erano coperti il volto con cappucci che lasciano solo una piccola fessura per gli occhi. Non era conveniente che mostrassero il loro volto e le loro espressioni quando si accingevano ad uccidere.
Incappucciati, avrebbero avuto più coraggio e avrebbero potuto infierire senza teme di essere riconosciuti. E la pena doveva essere esemplare, tremenda, orrenda, quanto il peccato: aver voluto portare il progresso tra gli uomini, cibo migliore, calore, luce... orrore, oh, orrore !
Spingevano lo sciagurato e gridavano
- A morte, a morte ! -
E infine si levò un vento forte ed impetuoso, facendo tremare gli alberi e coprendo il cielo di nubi ancora più nere.
E il cielo incominciò a piangere lacrime grosse e copiose, grandi come non mai.
- Colpa dell'uomo ! Colpa dell'uomo ! -
Il corteo di incappucciati cantava quella cantilena agghiacciante:
- Colpa dell'uomo ! Colpa dell'uomo ! -
E al momento del massimo parossismo, mentre le frasi si susseguivano frenetiche e serrate, gli dei dettero il loro fragoroso ed abbagliante consenso; un verdetto di morte annunciato da un bagliore sinistro ed intenso.
Tutto il villaggio tremò.
Il tuono fece gelare i loro cuori, mentre ancora ripetevano
- Colpa dell'uomo ! Colpa dell'uomo ! -
così forte non s'era mai sentito un tuono, e il gran sacerdote, con voce imperiosa, che non ammetteva repliche, esclamò:
- L'han detto gli dei, deve morire ! -
L'uomo fu portato ad un palo, e lì legato brutalmente, straziandogli le carni con corde serrate più strettamente che mai.
Algoran, il gran sacerdote, gli si avvicinò col coltellaccio sacro in mano.
- L'hai ben sentito, l'hai sentito anche tu, gli dei ti hanno condannato, infame traditore, che hai rubato il loro fuoco, turbando l'armonia della Natura, violandone i segreti, deturpandola con l'uso di ciò che è riservato agli dei, e a loro solo ! -
Promètean ebbe la forza, ma, più che la forza, l'orgoglio di alzare la testa, guardarlo in faccia e proclamare con convinzione:
- Il fuoco ha portato calore, ha reso il cibo più buono, ha illuminato l'oscurità, e ci ha difeso dalle belve.
Il fuoco è buono, e tu lo sai, e tutti ormai lo sanno.
Potrai anche uccidermi, ma il fuoco sopravviverà, e per quanti fuochi tu possa spegnere, ne accenderanno sempre altri, perché gli uomini sanno che esso li aiuterà a vivere meglio ! -
- Taci, infame traditore, taci bestia sacrilega, vituperio degli dei ! -
Si voltò indicando il cielo
- Senti la loro ira ? -
Un tuono sembrò confermare le parole del gran sacerdote, che ebbe un sogghigno soddisfatto
- Vedi, vedi ? Essi rivogliono il loro fuoco, che tu gli hai rubato !
Tu hai violentato la sacra Terra, tu hai rubato il fuoco per donarlo agli uomini, pazzo scellerato ! Ma il tuo sacrilegio sarà la tua rovina.
Tu devi morire, e morirai tra i tormenti, Promètean ! -
Il coltello si piantò con inaudita forza e ferocia nelle carni dello sventurato, che urlò di dolore, ma, mentre la vista già gli si cominciava ad offuscare, e tutto diventava più oscuro, più nero, e più gelido, cadde un altro tuono... la pioggia era finita, intensa ma brevissima, e un albero prese fuoco....

...continua...

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