
Algoran, il gran sacerdote, calpestò sprezzante gli ultimi residui del fuoco che aveva fatto spegnere. Mai più ! Non sia mai l'umanità potesse progredire, e loro, la casta che detiene il potere, perderlo ! Alzò gli occhi al cielo, dove nubi vigorose e scure si addensavano minacciosamente. Sorrise, col sorriso del malvagio che pregusta un crimine da attuare. Un trambusto lo distolse però dai suoi pensieri; stavano portando colui che aveva imparato a domare il fuoco, a farne uso, e che avrebbe voluto insegnare quest'orribile cosa anche agli altri, Promètean ! Gli uomini si erano coperti il volto con cappucci che lasciano solo una piccola fessura per gli occhi. Non era conveniente che mostrassero il loro volto e le loro espressioni quando si accingevano ad uccidere. Incappucciati, avrebbero avuto più coraggio e avrebbero potuto infierire senza teme di essere riconosciuti. E la pena doveva essere esemplare, tremenda, orrenda, quanto il peccato: aver voluto portare il progresso tra gli uomini, cibo migliore, calore, luce... orrore, oh, orrore ! Spingevano lo sciagurato e gridavano - A morte, a morte ! - E infine si levò un vento forte ed impetuoso, facendo tremare gli alberi e coprendo il cielo di nubi ancora più nere. E il cielo incominciò a piangere lacrime grosse e copiose, grandi come non mai. - Colpa dell'uomo ! Colpa dell'uomo ! - Il corteo di incappucciati cantava quella cantilena agghiacciante: - Colpa dell'uomo ! Colpa dell'uomo ! - E al momento del massimo parossismo, mentre le frasi si susseguivano frenetiche e serrate, gli dei dettero il loro fragoroso ed abbagliante consenso; un verdetto di morte annunciato da un bagliore sinistro ed intenso. Tutto il villaggio tremò. Il tuono fece gelare i loro cuori, mentre ancora ripetevano - Colpa dell'uomo ! Colpa dell'uomo ! - così forte non s'era mai sentito un tuono, e il gran sacerdote, con voce imperiosa, che non ammetteva repliche, esclamò: - L'han detto gli dei, deve morire ! - L'uomo fu portato ad un palo, e lì legato brutalmente, straziandogli le carni con corde serrate più strettamente che mai. Algoran, il gran sacerdote, gli si avvicinò col coltellaccio sacro in mano. - L'hai ben sentito, l'hai sentito anche tu, gli dei ti hanno condannato, infame traditore, che hai rubato il loro fuoco, turbando l'armonia della Natura, violandone i segreti, deturpandola con l'uso di ciò che è riservato agli dei, e a loro solo ! - Promètean ebbe la forza, ma, più che la forza, l'orgoglio di alzare la testa, guardarlo in faccia e proclamare con convinzione: - Il fuoco ha portato calore, ha reso il cibo più buono, ha illuminato l'oscurità, e ci ha difeso dalle belve. Il fuoco è buono, e tu lo sai, e tutti ormai lo sanno. Potrai anche uccidermi, ma il fuoco sopravviverà, e per quanti fuochi tu possa spegnere, ne accenderanno sempre altri, perché gli uomini sanno che esso li aiuterà a vivere meglio ! - - Taci, infame traditore, taci bestia sacrilega, vituperio degli dei ! - Si voltò indicando il cielo - Senti la loro ira ? - Un tuono sembrò confermare le parole del gran sacerdote, che ebbe un sogghigno soddisfatto - Vedi, vedi ? Essi rivogliono il loro fuoco, che tu gli hai rubato ! Tu hai violentato la sacra Terra, tu hai rubato il fuoco per donarlo agli uomini, pazzo scellerato ! Ma il tuo sacrilegio sarà la tua rovina. Tu devi morire, e morirai tra i tormenti, Promètean ! - Il coltello si piantò con inaudita forza e ferocia nelle carni dello sventurato, che urlò di dolore, ma, mentre la vista già gli si cominciava ad offuscare, e tutto diventava più oscuro, più nero, e più gelido, cadde un altro tuono... la pioggia era finita, intensa ma brevissima, e un albero prese fuoco.... ...continua... | |
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