domenica 11 novembre 2007


PERCHE' NON DIVENTO ITALIANO.
Io sono un alieno. Vivo in Italia da quando sono nato. A 18 anni ho scelto di restare straniero : erano gli anni di piombo ed io avevo amici sia nell’estrema sinistra sia nell’estrema destra e non volevo avere problemi con la polizia. A 50 anni ho sentito il desiderio di diventare italiano. Mi ero stancato di avere addosso l’etichetta di alieno e mia moglie mi spingeva perché il centro-destra avrebbe ottenuto un voto in più.
Poi ho cambiato idea.
Il mio problema è simile a quello che cantava Giorgio Gaber in una delle sue ultime interpretazioni : “Io non mi sento italiano ma per fortuna purtroppo lo sono…” Nel mio caso sarebbe : “Io non mi sento straniero ma per fortuna purtroppo lo sono..”
Io sono figlio della seconda guerra mondiale, ho visto la rinascita di questo paese soffrendo la famiglia patriarcale e le occlusioni mentali ma notando una certa libertà del cittadino per spirito di iniziativa ed opportunità nella vita. Se si sfoglia un libro di storia un italiano non può che essere orgoglioso di ciò che i suoi avi hanno fatto nel passato ma se si guarda dagli anni ’80 in poi all’italiano non resta che piangere. Tutti i capisaldi di questa società in crollo verticale. Addio tradizioni e cultura. Strutture inadeguate, servizi inadeguati. Domina la presunzione di colpevolezza nei riguardi del cittadino. Consuma troppo, mangia troppo, spende troppo, inquina troppo, sporca troppo….ma è lo stato/governo che si deve adeguare alla realtà in base alle esigenze ed alle richieste del cittadino e non viceversa. Lo stato è il leader degli sprechi e vuol fare la morale al popolo. Questo è un paese in fila. Si fa la fila in banca, dal medico, negli uffici statali, sulla strada. Qui si spreca il tempo a tal punto che uno deve prendere le ferie se gli occorre una serie di documenti. Qui vivono i figli senza sberle, i figli che hanno educato (male) i genitori ed i genitori che hanno ricambiato (male) l’educazione. Qui è scomparsa la cultura della gavetta, si è diffusa quella del lavoro facile, è scomparsa la cultura del sacrificio in funzione di obiettivi futuri e si è diffusa la cultura del voglio tutto e subito. E’ sparita la cultura dell’attenzione, diffusa quella della noncuranza. Sparita la cultura della reazione, diffusa quella della commiserazione. Scomparsa la cultura delle dinamiche mentali, diffusa quella della pigrizia mentale. Spariti i modelli di riferimento, rimasti solo quelli televisivi. Scomparsa la trasmissione dei valori, dei principi. Qui si sventola la bandiera rossa con la falce e il martello mentre nel mondo è stata abolita tranne a Cuba. Qui non si sente l’appartenenza alla Patria (salvo rari casi), si sente l’appartenenza ad un rione, ad un quartiere, ad una squadra, al massimo ad una città. Qui regna la cultura dello sbattecazz che è più insolente del classico menefreghismo perché è un modo per fare le cose senza il minimo accenno di riflessione e senza la minima preoccupazione di poter arrecare disturbo agli altri se non addirittura pericolo. Qui le consuetudini hanno sostituito le regole. Un italiano su 4 non sa che la Terra gira intorno al Sole e pare che ci siano ben 21 milioni di ignoranti residenti. Ci si preoccupa tanto e a gran voce dei diritti ma silenzio assoluto sui doveri, guai a nominarli. Ci si preoccupa tanto degli zingari, dei pervertiti, degli assassini, degli stupratori, degli extra-comunitari, degli ex-brigatisti, ma degli altri cittadini no, calci in culo e via andare tanto sono tutti evasori fiscali!! Questo è il paese del trionfo dei luoghi comuni, dell’ipocrisia, della retorica, della dementocrazia, dell’effimero, della consapevolezza del torto, del contrario di ciò che si dovrebbe fare, della demagogia, degli ingenui, dei ciarlatani, dei maghi, e la tv ne è il portabandiera diffondendo i vari virus nelle case, nelle famiglie. Qui si fanno i colpi di stato democratici, senza disordini, senza spargimenti di sangue. Qui un vandalo diventa un martire della libertà. La qualità di un rapporto la si misura attraverso gli oggetti posseduti o regalati. Inciuci, clientelismo, furti, truffe, raccomandazioni, ci possono essere ovunque ma l’Italia riesce a sviluppare questi generi con più fantasia. Qui il clan è diventato un partito. Qui i punti di vista sono diventati opinioni. Qui si uccide la cultura, la democrazia, l’onestà, la verità, la giustizia, l’iniziativa privata e perfino la storia. Si raccontano favole sui partigiani (che Longanesi chiamava ladri di polli) e ci si dimentica in fretta che l’Italia è stata liberata grazie agli americani. Io ho rischiato di non nascere perché i partigiani sono rimasti indecisi se uccidere o meno mia madre. Qui la coscienza ha traslocato altrove. Quante volte siamo prigionieri degli impiegati statali che sbuffano subito appena ci vedono aggrappati ai loro sportelli?
Esistono delle società che si adeguano alla realtà e che fanno le strutture in base alla tendenza del mondo che ci circonda. Un esempio. A Barcellona e dintorni ci sono 250.000 parcheggi, in Italia 285.000!!!! Qui si và in controtendenza e si investono milioni di euro per le piste ciclabili quando ci passano 12 biciclette al giorno!!! Bisognerebbe chiedersi come mai gli altri paesi hanno un’immagine degli italiani (eteropercezione) stereotipata finchè si vuole ma negativa e ironica; ciò avviene anche per colpa degli italiani che non hanno sviluppato un’immagine di sé stessi (autopercezione) sufficiente per correggere quella che danno di loro nel mondo.
L’Italia è forse l’unico paese al mondo dove gli sconti di pena sono simili a quelli dell’abbigliamento : possono arrivare fino all’80%!!!
Io sono un consulente tecnico di parte in un processo dove un politico con una macchinona ha ucciso 5 ragazzi dentro ad una macchinina. Al politico non hanno fatto l’esame del sangue (aveva bevuto almeno 2 cuba-libre) mentre al ragazzo guidatore sì, trovandogli però solo della gazzosa nel sangue. Ovviamente tutti i testimoni (di notte cosa hanno visto?) hanno raccontato che la colpa è del ragazzo. Ci mancherebbe altro. Bisogna salvaguardare i vivi, i morti (che non possono difendersi) non possono più votare e pagare le tasse…per cui…al diavolo!! Dopo 3 anni di duro lavoro (lo faccio gratis per un senso di giustizia) sono riuscito a ricostruire l’incidente in modo dettagliato e preciso tanto da riuscire, solo di recente, a condurre il processo (altri periti, avvocati e il giudice) verso una direzione opposta rispetto all’inizio e cioè di colpevolezza del politico. Cosa è successo? Hanno sostituito il giudice. E si ricomincia daccapo!
Ovviamente vi ho segnalato le cose che mi hanno fatto propendere per la scelta negativa. Tutte le altre che non ho citato sarebbero quelle che mi avrebbero fatto scegliere diversamente.
Qualcuno di voi, giustamente, mi dirà….ma perché non te ne vai? Chi o cosa ti obbliga a restare qui, se non ti piace vattene altrove e non rompere……..
Ma vi risponderei come potrebbe fare un cittadino di Beirut, dell’Ulster, del Bronx, di Cuernavaca, di Haiti, di Bagdad, di Gerusalemme eccetera.
Qui ho le mie radici, qui ci sono i miei sentimenti, qui ho costruito il mio mondo. Sarà un alibi del cavolo ma non riesco a rinunciarvi.
Non sono un pusillanime, dovevo decidere anni fa quando avevo più coraggio e stimoli eppoi ho una grande idiosincrasia per le lingue e la cosa ha giocato a mio sfavore.
Henry Miller scrisse :
“ La nostra destinazione non è una località ma piuttosto un modo di vedere le cose”.
Grazie per l’attenzione.

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