domenica 2 marzo 2008

Morire lentamente

Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza, per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l’amore proprio, chi non si lascia aiutare, chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non si fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

11 commenti:

ambra ha detto...

Queste che hai riportato non sono veramente le parole di Neruda.
E comunque voglio dirti : Neruda non mi piace, come non mi piacciono tutte le persone che moraleggiano, ma in realtà sono in malafede. Anche le loro parole in tal modo perdono di significato, anzi ne assumono uno contrario e mi spingono inevitabilmente alla ribellione.

Voltaren ha detto...
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ambra ha detto...

Non riesco più a trovare il carteggio che riguardava proprio queste parole, nel quale Giovanna ed Annuk parlavano proprio della versione originale della poesia. Si arrivò alla determinazione che questa riportata non è l'originale.
Già quando la riportasti tu, sentii la voglia di contestare tutte queste certezze, ma non lo feci e mal me ne incoglie, perché sono ancora condannata a ritrovarmele sotto gli occhi.
In quanto al fatto di essere comunista o meno, non influisce sul mio giudizio per Neruda e la sua malafede riguarda la sua vita nel momento storico in cui visse.
La pittura e la musica suscitano un altro tipo di ammirazione, di gradevolezza per la vista e l'udito e non hanno neanche nazionalità.
La poesia, io la ritengo tale quando è musica od anche immagine per il cuore e la vista.
Quella didattica e filosofeggiante non mi piace.

Annuk ha detto...

""Il testo della poesia che Clemente Mastella ha letto in Senato il giorno della caduta di Prodi non è di Pablo Neruda, ma bensì di Martha Medeiros, giornalista e scrittrice brasiliana nata nel 1961.
La storia che la poesia fosse stata attribuita a Pablo Neruda era una bufala che girava da anni in internet, infatti una ricerca su Google produce ancora oggi quasi cinquantamila risultati per le parole Neruda e “muore lentamente.”
Gli intenditori sostengono che i versi della poesia siano banali e vagamente new-age.
Tantissimi siti hanno diffuso questa “ode alla vita” e allora mi sono chiesta: può un blog politico nazional bolzanino sottrarsi all’obbligo di pubblicarla? Mi sono risposta che no, non può esimersi dal farlo in primo luogo perché la poesia mi piace, poi perchè l’autrice è una donna come me, quasi mia coetanea e poi perché la caduta di Prodi è già di per se stessa un’ “ode alla vita”. Ecco dunque il testo.
Concetta Failla – Bolzano ""

La grandezza di un'opera non può prescindere dal contesto in cui nasce ne dalle influenze che possono aver condizionato l'autore.
Le opere di Caravaggio non avrebbero la potenza sovversiva che le contraddistinguono, se non conoscessimo il personaggio Caravaggio, geniale, audace e irriguardoso, ed anche coraggioso per quei tempi là!
Baci e abbracci a tutti,
Annuk

ambra ha detto...

Una donna nata nel 1961, sia pure in Brasile, o forse proprio per quello, può dire le cose che dice, perché esprime la sua voglia di rivalsa, il suo slancio di vita e di libertà.
Ecco dunque che questa poesia assume tutto un altro significato e la si può anche condividere.
Ecco il valore di quanto tu affermi Annuk :
"La grandezza di un'opera non può prescindere dal contesto in cui nasce ne dalle influenze che possono aver condizionato l'autore."
Un bacione e una sgridata perché non ti fai viva abbastanza. Ambra

Voltaren ha detto...
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Giovanna Montorsi ha detto...

Scrissi direttamente alla Fundaciòn Neruda in Cile e mi confermarono che non è sua, nè questa nè l'altra versione.

Voltaren ha detto...
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Crystal ha detto...

Anche a me Neruda non piace. Dove le ho lette c'era scritto che erano sue e ciononostante mi sono piaciute. Provvederò a rimuovere il nome

Furci-Blog ha detto...

Tutta colpa/merito di Mastella !

Crystal ha detto...

Ma era questa quella di Mastella?
Io non l'avevo neanche letta quella, non ne avevo la più pallida idea.
Mi spiace che ci siano i commenti altrimenti l'avrei tolta.
Chiedo venia, soprattutto ad Ambra