lunedì 23 giugno 2008

Panem et circenses: l'Italia nel pallone, in senso proprio e figurato

Giovenale, il noto poeta satirico latino vissuto a cavallo fra il I secolo ed il II d.C., nell'età d'oro dell'impero romano, ha coniato un'espressione divenuta proverbiale e celeberrima: "Panem et circenses". Egli descrive come il populus romano, che un tempo possedeva un potere effettivo, perdutolo a favore della classe senatoria, della burocrazia cresciuta con l'Impero, e naturalmente dell'imperatore stesso, fosse ridotto ad interessarsi unicamente alle distribuzioni gratuite di "pane" e "grano", ed agli spettacoli circensi. Soprattutto le corse di bighe appassionavano gli abitanti di Roma, dimentichi d'ogni altra questione.
Ammiano Marcellino, che scrive nel IV secolo d.C., assistendo alle continue guerre, esterne e civili, in cui s'avverte il declino di Roma, presenta anch'egli una cittadinanza degenere in un suo terribile ritratto della città di Roma stessa . Le biblioteche sono chiuse "come se fossero tombe", però gli abitanti fremono di passione per i giochi, specialmente le corse di carri.

Oggigiorno, in Italia, la popolazione è soggetta ad un drastico e continuo calo demografico ed all'afflusso massiccio di genti straniere, provenienti da ogni parte del mondo: non è immigrazione, ma migrazione di interi popoli, diversissimi fra loro ed incompatibili con la storia italiana. La cultura italiana è minacciata sia dall'americanizzazione della mentalità e dei costumi, diffusa pervasivamente dal televisore e dalla spazzatura che trasmette, sia dal dilagare della pura e semplice dell'ignoranza.
L'economia è declinante da almeno 10 anni, mentre lo stato soccombe sotto il peso d'un enorme debito pubblico. L'autonomia e la sovranità nazionali sono ridotte al minimo, vincolate dall'azione di organismi chiamati NATO, UE, FMI: esteri, difesa, finanze sono di fatto sottratti alla capacità decisionale del governo nazionale, qualunque esso stesso, il che riduce l'Italia ad un protettorato. La ricerca scientifica precipita causa l'assenza di finanziamenti, e l'immenso patrimonio artistico italiano, di gran lunga il maggiore al mondo, è quasi abbandonato a se stesso. Intere regioni sono dominate da organizzazioni criminali, a cui ora si stanno aggiungendo altre, d'origine straniera.
In questa situazione catastrofica, si nota che un argomento che interessa ed appassiona milioni di persone, riceve le prime pagine sui quotidiani nazionali, conquista interminabili servizi televisivi nelle ore di punta da parte dei telegiornali, merita interventi dei politici ed intellettuali e, per ultimo, ottiene immensi finanziamenti, è un gioco chiamato "calcio".
Quando poi la rappresentativa nazionale di questo gioco prende parte a gare, si vedono (mirabile visu, dictu et auditu) comparire il Tricolore italiano, altrimenti dimenticato. Ci si ricorda d'essere Italiani soltanto davanti allo schermo od allo stadio, e paiono non esistere problemi più gravi di ciò che fanno alcuni milionari intenti a prendere a calci una palla.

Beninteso, non si tratta di rifiutare a priori questo o quel gioco, né di trascurare il fatto che simili attività ludiche rappresentano anche manifestazioni dello spirito nazionale stesso. Il problema non è il "tifo" calcistico in quanto tale, ma l'importanza sproporzionata che gli viene riconosciuta da parte di molti, che ne fanno una ragione di vita e l'interesse principale, trascurandone altri di gran lunga più importanti.
La stessa attenzione delle autorità politiche e delle pubbliche amministrazioni risulta eccessiva. Esistono infiniti musei o palazzi chiusi da decenni per "restauri" o "mancanza di personale", con un danno anche economico immenso per l'Italia: ciò non accade mai con gli stadi, cosicché ogni anno il campionato di calcio riparte con regolarità.
Se la raccolta della spazzatura o la magistratura funzionassero bene così come le strutture calcistiche italiane (di per sè, inferiori a nessune al mondo, dal vivaio alle società professionistiche, dai centri di preparazione atletica alle cliniche specializzate per infortunani etc. etc.), ne ricaveremmo certo un maggior beneficio che non quello sentimentale della vittoria di questa o quella squadra.

2 commenti:

ambra ha detto...

Mio caro Marco, perché hai relegato questo tuo splendido pezzo di costume su questo blog senza pretese ?
Dovrò riportarne il link su L?ITALIA E' LA MIA PATRIA, perché di Patria si tratta e non vorrei mai ripercorrere tutta la strada del declino che tu così bene descrivi.

Marco De Turris ha detto...

Grazie sincere, cara Ambra: temo però che Tu sia sempre troppo generosa nei tuoi giudizi nei miei confronti.
Arrivederci a presto
Marco