lunedì 30 marzo 2009

venerdì 27 marzo 2009

martedì 24 marzo 2009

SPECIE A RISCHIO DI ESTINZIONE (click)



Nati tre cuccioli di lince iberica
Il parto nel centro di riproduzione nella riserva di Coto Doñana

Un cucciolo di lince della riserva di Coto Doñana (dal web)
Un cucciolo di lince della riserva di Coto Doñana (dal web)
MADRID - Tre cuccioli di lince iberica sono nati nei giorni scorsi nel centro di riproduzione di El Acebuche, nella riserva naturale di Coto Doñana, in Spagna. La lince iberica è il felino a maggior rischio di estinzione del mondo e la nascita dei cuccioli è un successo del programma di ripopolamento Ex-situ che il Ministero dell'ambiente spagnolo sta realizzando in tre centri dal 2003.

NATA LIBERA - I tre cuccioli sono nati il 18 marzo di una femmina nata libera, Saliega, che è stata la prima lince iberica a riprodursi in cattività, ed è già al suo quinto parto. Il padre della cucciolata, Almoradux, è l'unico maschio del centro di riproduzione di Doñana. Gli ultimi nati portano a 27 il numero dei nati dall'inizio del progetto. In questi stessi giorni si attente il parto di Dama, figlia di Saliega, nel Centro di riproduzione di La Olivilla, vicino Jaén. Altre ancora nascite sono attese: in aprile potrebbero essere una ventina i neonati di lince.

DIETA DI CONIGLI - La lince iberica è un a piccola lince simile a quella italiana ma più piccola e si nutre quasi esclusivamente di conigli, ed è molto minacciata a causa distruzione dell'habitat e bracconaggio. Qualche giorno prima la nascita dei cuccioli, una femmina incinta è stata trovata uccisa. Il ministero dell'Ambiente spagnolo ha in progetto di destinare 5 milioni e mezzo di euro per la costruzione di un nuovo centro di riproduzione nella zona occidentale del Paese, a Zarza de Granadilla. Attualmente sono 200 le linci iberiche che vivono in natura in Andalusia, oltre a 50 in cattività.


23 marzo 2009

lunedì 23 marzo 2009

PICCOLA E TENACE










Palestina, la storia della giovane Aya che ha commosso il mondo

Senza braccia dalla nascita, Aya studia, gioca e mangia usando gambe e piedi

Nell'ufficio di franceschiniello


venerdì 20 marzo 2009

"Ammore"

L'anno scorso per il gay pride di Bologna scrissi questo post .....con l'aiuto di un grande....

Nel giorno in cui a Bologna imperversa il degrado umano, voglio dedicare una poesia a mia moglie, una poesia antiretorica, semplice, immediata ma significativa

per
un grande amore normale.
............
Core analfabbeta
Stu core analfabbeta
tu ll’he purtato a scola,
e s’è mparato a scrivere,
e s’è mparato a lleggere
sultanto na parola:
“Ammore” e niente cchiù.
~ Antonio De Curtis ~

lunedì 16 marzo 2009

GRAZIE SARCASTYCUN


D’Annunzio e la mortadella.
Vate (dal latino vates) significa profeta , indovino, veggente, maestro, cantore ispirato, poeta.(vedi Zingarelli)

Il Vate per antonomasia è certamente Gabriele D’Annunzio, poeta, cantore ispirato ,maestro e aggiungiamoci pure eroe e soldato.
Ma perché, mi sono sempre chiesto, profeta, indovino e veggente?
Quando mi è capitato di leggere, questi suoi versi, ho capito….

Uom di vergogna,
come la mortadella di Bologna,
ma certo con più aglio e meno sale
un non so che tra l’asino e il maiale.


D’Annunzio li scrisse per Giolitti ma, indubbiamente, fu profetico…

domenica 15 marzo 2009

DA SARCASTYCON

domenica 8 marzo 2009

Il tempo secondo Dalì





orologideformi

L'opera più celebre di Dalì è sicuramente “La persistenza della memoria”; in questa tela sono rappresentati orologi deformi, sciolti, appoggiati sopra degli oggetti, come il ramo di un albero a simboleggiare una necessaria ridefinizione del tempo.Salvador Dalí fu influenzato dalla fisica relativistica di Einstein e in questa opera , il grande pittore, ha dato la sua interpretazione artistica e geniale della nuova teoria. La deformazione delle immagini degli orologi simboleggia molto bene la deformazione dello spazio-tempo.L'orologio è sicuramente lo strumento razionale per eccellenza ; permette di misurare il tempo e scandisce le nostre esigenze empiriche quotidiane. Deformando l'orologio e trasformandolo in una figura colloidale, la cui forma sembra adattarsi,ma non completamente, alle superfici su cui viene posta, Dalí fa riconsiderare all'osservatore la dimensione del tempo, della memoria, del sogno e del desiderio, nelle quali il prima e il dopo si confondono e lo scorrere del tempo sembra variare con la percezione soggettiva. Una interpretazione artistica ,filosofica che presume una comprensione scientifica delle proprietà dello spazio-tempo relativistico di Einstein.


lunedì 2 marzo 2009

Racconto inattuale




Quello che oggi, per tutti, è inattualità, persiste nella memoria, come attualità, per la persona che quell’attualità ha vissuto. Un racconto inattuale, un po’ antico e sicuramente demodè, che vuol mettere in evidenza la diversità, tra il fare all’amore e fare sesso, fra accontentarsi e drogarsi, fra il gioire di poco e la noia mortale, tra l’immaginare e il dire. Mi sono dilungato sulle immagini di Livorno perchè, viene considerata, dai turisti, solo un porto dove imbarcarsi per le isole.Il toponimo è attestato per la prima volta nel 904 come “Livorna”, ma la città attuale fu fondata nel 1500 dai Granduchi di Toscana, Cosimo 1° e Ferdinando 1° dei Medici. Uno sguardo alla città e soprattutto al chilometrico lungomare, vale la pena di darlo.


Una parigina a Livorno 1960



Quando si hanno 18 anni è una fortuna avere una zia, anche se acquisita, francese e di Parigi , ma la fortuna maggiore era, che aveva una nipote di 21 anni, Françoise. Erano gli anni del boom economico e della rinascita del dopo guerra, ma l’Italia rimaneva, ancora, un po’ bigotta e provinciale. Un ragazzo ed una ragazza uscivano, da soli la sera, soltanto se erano fidanzatissimi, con tanto di anello e in procinto di sposarsi; un fidanzamento semiufficiale comportava delle lunghe e noiose serate a “seggiola”ossia, in casa dell’amata, seduti, nel migliore dei casi su un divano, accanto ai suoi genitori che, guardinghi come dobermann, imponevano di vedere Mike Buongiorno in tv. Per tutti gli altri, solo attimi rubati, durante le numerose “vasche” pomeridiane, in su e giù per le vie del centro e, se andava bene, nella penombra di quelle laterali. Per i fortunati possessori di uno scooter, una corsa in “camporella” con la ragazza.




Un po’ di libertà in più l’estate al mare, ma si sa, è una stagione sempre troppo corta….


Erano i tempi d’oro della mitica Saint Tropez, della Brigitte Bardot e associare una ragazza francese a lei era quasi scontato. Un pomeriggio, Françoise arrivo con la sua citroën 2CV, beh, non era proprio la Bardot, ma aveva i capelli biondi e lunghi ed era straniera, tanto bastava per suscitare l’invidia degli amici e per pavoneggiarsi in giro. Non gli riuscì di convincere suo padre a prestargli la macchina, una fiammante Lancia Flaminia coupè, forse, il genitore, non aveva tutti i torti, l’aveva visto “gasato a mille” e si era giustamente preoccupato. Allora, il figlio, gli fece notare che la “sua” zia era anche la “di lui” cognata e che si stava sacrificando per portarne in giro la nipote. Ah! così ti staresti sacrificando? Raccontala meglio e ridendo gli allungò delle banconote come viatico.


Dalla Flaminia alla 2CV c’era una bella differenza,ma,pensò, potenza del denaro, dalla vita non si può avere tutto.
Così il giorno dopo cominciarono il giro della la città e dei dintorni, era primavera inoltrata e a bordo della 2CV, con la capotte aperta, era un piacere viaggiare.
Quando si ha un ospite lo si porta a visitare i luoghi più suggestivi della città. Passarono davanti alla Fortezza Vecchia del porto mediceo.



fortezza11.jpg


fossoreale4mori1.jpg

Si soffermarono davanti al simbolo di Livorno, il monumento ai Quattromori, percorsero il fosso reale ed il lungomare. Dalla terrazza Mascagni in lontananza si potevano vedere le secche della Meloria, le stesse da cui prese il nome la famosa battaglia del 6 agosto 1284 e tra le repubbliche marinare di Pisa e Genova. Dopo l’ Accademia Navale, il lungomare prosegue con Ardenza ed Antignano.









Uscendo dalla città verso sud e risalendo lungo il Romito, si può vedere una scogliera di pietra color rosa arancio di rara bellezza, dalla quale si accede ad un mare dalla trasparenza cristallina, di colore cangiante, secondo la profondità e secondo l’ora del giorno, dal blu dei punti più profondi al verde di quelli più bassi.
Vi si incontrano, quello che un tempo furono fortificazioni costiere come, il castel Boccale, la Torre di Calafuria e il Castel Sonnino, è il tratto d’ Aurelia dove hanno girato il film “Il sorpasso” con Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant.
Il castel Boccale è così vicino al mare, che nei giorni di libeccio le onde lo lambiscono e gli spruzzi arrivano alle finestre.
Sotto il castel Sonnino, in una fenditura nella costa, come se un gigantesco unghiolo l’avesse scalfita nella roccia, si dispiega la cala del Leone.

3calaleone.jpg
Ottimo posto per fare il bagno, quando il mare è calmo e si sa nuotare bene…..
La giornata era calda ed invitante, Françoise ,con quel francese tipico dei parigini, veloce ed infarcito di parole in argot, che, spesso, metteva a dura prova il suo accompagnatore disse: allons-nous nous plonger dans les vagues. Per fortuna le vagues, cioè le onde non c’erano, solo un po’ di risacca, ma non c’erano neanche i costumi da bagno. Le maillot de bain ? il n’est pas nécessaire.
Dover spiegare che l’Italia, di quei tempi, non era Saint Tropez e che il costume era più che necessario, non fu facile e soprattutto imbarazzante. Fare il bagno nudi su una spiaggia aperta a tutti, come era quella, si rischiava, come minimo, una denuncia per atti osceni in luogo pubblico.
Si guardarono intorno, non c’era nessuno, e decisero di farlo in mutande, per quanto fossero succinte, era sempre meglio di niente, al massimo una reprimenda o una multa. Lui si tuffo tranquillamente e così anche Françoise, ma non si era accorta che, in quel punto, l’acqua era profonda e non si toccava. Già, non sapeva nuotare.
La ragazza, per la paura, cominciò a bere ed ad annaspare, lui tornando rapidamente indietro si avvicinò per aiutarla. In preda al panico, gli strinse le mani intorno al collo e lo sospinse sottacqua, non lasciandolo respirare. Si ricordò del trucco insegnatoli da sua madre, provetta nuotatrice, ed invece di cercare di riemergere si lasciò andare ancora più giù. Françoise sentendosi trascinare verso il basso lasciò la presa. Questa volta, prendendola alle spalle e passandogli il braccio intorno al collo, la trascinò a riva.
Era così spaurita e dispiaciuta, che lui, carezzandole i capelli e sollevandole il mento, la guardò negli occhi e non le disse altro che un dolce: comment ça va?
Si sdraiarono sulla sabbia, la radiolina, sintonizzata su una stazione per giovani, diffondeva la musica più in voga, mano nella mano si asciugarano al sole. Al ritorno presero la strada che passa alta sul mare attraverso le colline, dove c’erano posticini più isolati e tranquilli.

3terrazzamasca.jpg All’imbrunire tornando in città, si fermarono ad ammirare uno spettacolare tramonto fatto non inconsueto alla terrazza Mascagni. Sono quei tramonti che, immancabilmente, riportano alla mente i versi : ” …..l’ora che volge al desìo e ai naviganti intenerisce il core”. Ma non solo ai naviganti.

Appoggiati alla spalletta e mirando il mare, lei, abbracciandolo teneramente, gli dette un bacio, sussurrandogli: merci, mon amour.
Merci beaucoup.



domenica 1 marzo 2009