lunedì 2 marzo 2009

Racconto inattuale




Quello che oggi, per tutti, è inattualità, persiste nella memoria, come attualità, per la persona che quell’attualità ha vissuto. Un racconto inattuale, un po’ antico e sicuramente demodè, che vuol mettere in evidenza la diversità, tra il fare all’amore e fare sesso, fra accontentarsi e drogarsi, fra il gioire di poco e la noia mortale, tra l’immaginare e il dire. Mi sono dilungato sulle immagini di Livorno perchè, viene considerata, dai turisti, solo un porto dove imbarcarsi per le isole.Il toponimo è attestato per la prima volta nel 904 come “Livorna”, ma la città attuale fu fondata nel 1500 dai Granduchi di Toscana, Cosimo 1° e Ferdinando 1° dei Medici. Uno sguardo alla città e soprattutto al chilometrico lungomare, vale la pena di darlo.


Una parigina a Livorno 1960



Quando si hanno 18 anni è una fortuna avere una zia, anche se acquisita, francese e di Parigi , ma la fortuna maggiore era, che aveva una nipote di 21 anni, Françoise. Erano gli anni del boom economico e della rinascita del dopo guerra, ma l’Italia rimaneva, ancora, un po’ bigotta e provinciale. Un ragazzo ed una ragazza uscivano, da soli la sera, soltanto se erano fidanzatissimi, con tanto di anello e in procinto di sposarsi; un fidanzamento semiufficiale comportava delle lunghe e noiose serate a “seggiola”ossia, in casa dell’amata, seduti, nel migliore dei casi su un divano, accanto ai suoi genitori che, guardinghi come dobermann, imponevano di vedere Mike Buongiorno in tv. Per tutti gli altri, solo attimi rubati, durante le numerose “vasche” pomeridiane, in su e giù per le vie del centro e, se andava bene, nella penombra di quelle laterali. Per i fortunati possessori di uno scooter, una corsa in “camporella” con la ragazza.




Un po’ di libertà in più l’estate al mare, ma si sa, è una stagione sempre troppo corta….


Erano i tempi d’oro della mitica Saint Tropez, della Brigitte Bardot e associare una ragazza francese a lei era quasi scontato. Un pomeriggio, Françoise arrivo con la sua citroën 2CV, beh, non era proprio la Bardot, ma aveva i capelli biondi e lunghi ed era straniera, tanto bastava per suscitare l’invidia degli amici e per pavoneggiarsi in giro. Non gli riuscì di convincere suo padre a prestargli la macchina, una fiammante Lancia Flaminia coupè, forse, il genitore, non aveva tutti i torti, l’aveva visto “gasato a mille” e si era giustamente preoccupato. Allora, il figlio, gli fece notare che la “sua” zia era anche la “di lui” cognata e che si stava sacrificando per portarne in giro la nipote. Ah! così ti staresti sacrificando? Raccontala meglio e ridendo gli allungò delle banconote come viatico.


Dalla Flaminia alla 2CV c’era una bella differenza,ma,pensò, potenza del denaro, dalla vita non si può avere tutto.
Così il giorno dopo cominciarono il giro della la città e dei dintorni, era primavera inoltrata e a bordo della 2CV, con la capotte aperta, era un piacere viaggiare.
Quando si ha un ospite lo si porta a visitare i luoghi più suggestivi della città. Passarono davanti alla Fortezza Vecchia del porto mediceo.



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Si soffermarono davanti al simbolo di Livorno, il monumento ai Quattromori, percorsero il fosso reale ed il lungomare. Dalla terrazza Mascagni in lontananza si potevano vedere le secche della Meloria, le stesse da cui prese il nome la famosa battaglia del 6 agosto 1284 e tra le repubbliche marinare di Pisa e Genova. Dopo l’ Accademia Navale, il lungomare prosegue con Ardenza ed Antignano.









Uscendo dalla città verso sud e risalendo lungo il Romito, si può vedere una scogliera di pietra color rosa arancio di rara bellezza, dalla quale si accede ad un mare dalla trasparenza cristallina, di colore cangiante, secondo la profondità e secondo l’ora del giorno, dal blu dei punti più profondi al verde di quelli più bassi.
Vi si incontrano, quello che un tempo furono fortificazioni costiere come, il castel Boccale, la Torre di Calafuria e il Castel Sonnino, è il tratto d’ Aurelia dove hanno girato il film “Il sorpasso” con Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant.
Il castel Boccale è così vicino al mare, che nei giorni di libeccio le onde lo lambiscono e gli spruzzi arrivano alle finestre.
Sotto il castel Sonnino, in una fenditura nella costa, come se un gigantesco unghiolo l’avesse scalfita nella roccia, si dispiega la cala del Leone.

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Ottimo posto per fare il bagno, quando il mare è calmo e si sa nuotare bene…..
La giornata era calda ed invitante, Françoise ,con quel francese tipico dei parigini, veloce ed infarcito di parole in argot, che, spesso, metteva a dura prova il suo accompagnatore disse: allons-nous nous plonger dans les vagues. Per fortuna le vagues, cioè le onde non c’erano, solo un po’ di risacca, ma non c’erano neanche i costumi da bagno. Le maillot de bain ? il n’est pas nécessaire.
Dover spiegare che l’Italia, di quei tempi, non era Saint Tropez e che il costume era più che necessario, non fu facile e soprattutto imbarazzante. Fare il bagno nudi su una spiaggia aperta a tutti, come era quella, si rischiava, come minimo, una denuncia per atti osceni in luogo pubblico.
Si guardarono intorno, non c’era nessuno, e decisero di farlo in mutande, per quanto fossero succinte, era sempre meglio di niente, al massimo una reprimenda o una multa. Lui si tuffo tranquillamente e così anche Françoise, ma non si era accorta che, in quel punto, l’acqua era profonda e non si toccava. Già, non sapeva nuotare.
La ragazza, per la paura, cominciò a bere ed ad annaspare, lui tornando rapidamente indietro si avvicinò per aiutarla. In preda al panico, gli strinse le mani intorno al collo e lo sospinse sottacqua, non lasciandolo respirare. Si ricordò del trucco insegnatoli da sua madre, provetta nuotatrice, ed invece di cercare di riemergere si lasciò andare ancora più giù. Françoise sentendosi trascinare verso il basso lasciò la presa. Questa volta, prendendola alle spalle e passandogli il braccio intorno al collo, la trascinò a riva.
Era così spaurita e dispiaciuta, che lui, carezzandole i capelli e sollevandole il mento, la guardò negli occhi e non le disse altro che un dolce: comment ça va?
Si sdraiarono sulla sabbia, la radiolina, sintonizzata su una stazione per giovani, diffondeva la musica più in voga, mano nella mano si asciugarano al sole. Al ritorno presero la strada che passa alta sul mare attraverso le colline, dove c’erano posticini più isolati e tranquilli.

3terrazzamasca.jpg All’imbrunire tornando in città, si fermarono ad ammirare uno spettacolare tramonto fatto non inconsueto alla terrazza Mascagni. Sono quei tramonti che, immancabilmente, riportano alla mente i versi : ” …..l’ora che volge al desìo e ai naviganti intenerisce il core”. Ma non solo ai naviganti.

Appoggiati alla spalletta e mirando il mare, lei, abbracciandolo teneramente, gli dette un bacio, sussurrandogli: merci, mon amour.
Merci beaucoup.



5 commenti:

ambra ha detto...

Oddio che meraviglia !
Ancora, ancora, ancora....

Marcello ha detto...

Ehmmm
avevo dimenticato la musica...
ciao
Marcello

ambra ha detto...

Quale musica ! Non suona.

ambra ha detto...

Suona suona...è la Vartan ?

Marcello ha detto...

E' la Vartan!!!
hai buona memoria.
ciao