mercoledì 22 ottobre 2008

CO2...IL KILLER INNOCENTE (click)

lunedì 20 ottobre 2008, 07:00
Ecco perché possiamo fare a meno di Kyoto
di Antonino Zichichi

La paura per le variazioni climatiche nasce dal fatto che il grande
pubblico ignora le contraddizioni rigorosamente «scientifico-
matematiche» che stanno alla base delle tanto declamate «previsioni»
dell'Ipcc (Intergovernmental panel on climate change), un gruppo di
2.500 persone che ha fatto credere all'opinione pubblica mondiale:
la Scienza ha capito tutto sul clima. Se fosse vero, il futuro
climatologico della Terra sarebbe privo di incertezze e sotto il
rigoroso controllo della Scienza. Non è così. Diciamo subito che
quanto osservato fino ad oggi sul clima può essere dovuto a cause
naturali e che l'uomo potrebbe quindi entrarci poco o niente.
Anzitutto una precisazione. L'anidride carbonica è cibo per le
piante e non va quindi demonizzata come è invece giusto fare per i
veleni che l'industrializzazione selvaggia inietta nell'atmosfera.
Chi scrive è responsabile, con l'allora segretario generale della
World meteorological organization (il Professore G.O.P. Obasi),
della creazione del comitato scientifico dell'Onu da cui è poi nato
l'Ipcc. Di questo comitato faceva parte il più brillante
collaboratore di Von Neumann, padre della matematica meteo-
climatologica, l'allora giovanissimo Tsung Dao Lee (pupillo di Fermi
e Nobel) che introdusse la «terza dimensione» nella matematica meteo-
climatologica. Senza questa «terza dimensione» non potrebbero
esistere le «turbolenze», proprietà fondamentale di tutti i modelli
meteo-climatologici.
Il padre delle «turbolenze» ha preso parte ai Seminari di Erice
dedicati ai modelli matematici in uso nell'Ipcc e li ha giudicati
lungi dall'essere soddisfacenti. È necessario riportare nel cuore
dei laboratori scientifici queste tematiche. Il grande pubblico
vuole sapere quali sono le conclusioni che il rigore scientifico può
permettere di derivare dall'analisi delle misure fatte. Ecco le
risposte.
Un confronto rigorosamente basato su Matematica e Scienza ha portato
noi scienziati a due conclusioni. La prima dice che bisogna lavorare
ancora molto e con maggiore rigore per migliorare i modelli
matematici finora usati. La seconda dice che è necessario migliorare
non solo la matematica, ma anche i dati sperimentali. Un modello
matematico non può fare previsioni credibili se i dati sperimentali
sono grossolani. Che ci sia bisogno di saperne di più ce lo dice la
Nasa che ha lanciato nel 2005 due satelliti, Cloud-Sat e Calipso,
per studiare le nuvole. Questi due satelliti fanno oggi parte di un
sistema composto da sei satelliti e detto «A-train». Da questi sei
satelliti verrà una serie di misure sull'atmosfera terrestre finora
inesistenti. È la prova che le critiche venute fuori nei seminari di
Erice erano e sono di estremo valore. Il nostro ministro degli
Esteri segue da tempo, e con molta attenzione, ciò che la comunità
scientifica di Erice fa nello studio delle problematiche
climatologiche, in quanto Franco Frattini vuole che il rigore
scientifico entri in un tema su cui sono impegnati tutti i Governi
del mondo.
Con i nuovi dati sperimentali di «A-train» i costruttori di modelli
matematici potranno mettere a punto modelli più rigorosi per
descrivere le proprietà dell'atmosfera. Il caso dei satelliti di «A-
train» è solo un esempio. E infatti, prima di imporre ai governi
scelte che incidono per miliardi di dollari sulle attività
produttive, bisognerebbe saperne molto di più sull'atmosfera
terrestre. Sono questi i motivi scientifici alla base della
moratoria proposta da Berlusconi all'Europa.
Non dimentichiamo che la meteo-climatologia è dominata dal motore
meteo-climatologico in cui l'effetto delle attività umane è a
livelli inferiori al 10%. Il resto dipende da fenomeni naturali, che
vanno dall'energia che ci invia il Sole a ciò che accade nelle
viscere della Terra, con vulcani che iniettano nell'atmosfera enormi
quantità di materiali e con le fessure della crosta terrestre da cui
escono enormi quantità di lava che genera forti perturbazioni nella
dinamica degli oceani: lo strato liquido della superficie terrestre.
Sono queste perturbazioni che hanno fatto passare i Paesi Scandinavi
da un clima fortemente rigido a quello moderato d'oggi, mentre la
Groenlandia da «terra verde» è diventata l'attuale distesa di
ghiaccio. Quando accadevano queste «variazioni climatologiche» le
attività umane erano inesistenti. Dare priorità al rigore
scientifico nello studio di quanto incidono le attività umane sulle
variazioni climatologiche è ciò che il ministro della Ricerca
Scientifica, Mariastella Gelmini, vuole affinché i miliardi di euro
necessari per il Protocollo di Kyoto siano spesi bene. Di Kyoto si
può fare a meno, del rigore scientifico no.
*Presidente World Federation of Scientists

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