venerdì 26 marzo 2010

Una pellicola tanto popolare quanto discutibile: Tre metri sopra al cielo

La scorsa estate mi è capitato d'aiutare una mia giovanissima cugina, nonché figlioccia, a svolgere i classici "compiti delle vacanze". Fra questi compariva la stesura di una relazione riguardante la popolarissima pellicola Tre metri sopra al cielo, versione cinematografica di un altrettanto popolare ed omonimo romanzo di Federico Moccia. Il sottoscritto, pur avendone avuto vagamente notizia, non la conosceva affatto, e si è sobbarcato la visione di questo film. Il contenuto mi ha lasciato allibito, ed anzi preoccupato dal pensiero della sua straordinaria diffusione, tale da farlo comparire fra gli esercizi scolastici stessi.

La trama è abbastanza semplice, e racconta una storia d’amore fra due giovani nella Roma contemporanea. Lui è un teppista violento, lei una studente in un liceo privato.
Il protagonista maschile (Stefano, soprannominato Step) è membro di una banda di motociclisti prepotenti ed aggressivi, e durante la narrazione rimane coinvolto in sei aggressioni diverse. Nella scena iniziale fracassa il naso ed atterra un altro teppista. Il fatto avviene dopo che il nostro “eroe” si è recato intenzionalmente ad affrontarlo, dinanzi all’indifferenza totale degli altri membri della banda. In seguito, Step-Stefano picchia il compagno della protagonista, caccia tale “Baby” sotto la doccia, assale l’automobile in cui questi due si stanno allontanando dalla casa della loro amica, schiaffeggia ancora il compagno di “Baby”, rompe il naso ad un uomo intervenuto per soccorrerlo. Non è finita, poiché nel corso della pellicola si apprende che Stefano ha rotto la mascella ad un uomo, l’amante di sua madre. Ancora, il nostro picchia un altro membro della sua banda, per farsi restituire una collana da questi sottratta ad una amica di famiglia di “Baby”, furto di cui quest’ultima è stata ingiustamente accusata. Dulcis in fundo, rapisce il cane di una insegnante della protagonista, al fine di ricattarla ed ottenere la promozione della fidanzata, messa a rischio dal suo aver marinato la scuola ed aver presentato una firma falsa.
Questo “eroe” non lavora, si rifiuta d’andare all’università e trascorre il suo tempo neghittosamente, con la compagna o coi suoi amici teppisti, assieme ai quali compie bravate quali pericolose corse clandestine in moto, con le ragazze legate al sellino.
La protagonista femminile (soprannominata “Baby”) appare quale vanesia e capricciosa, interessata unicamente a feste ed al proprio aspetto fisico. L’attenzione verso la scuola è inesistente, ed il suo rapporto con un’insegnante è a dir poco pessimo. Prima del suo incontro con “Step”, tale “Baby” è ancora una fanciulla, particolare che nella trama viene presentato implicitamente quale anomalo ed insolito, e come tale percepito dai protagonisti stessi, oltre che dalla migliore amica di lei. E’ degno di nota che nella parte finale della pellicola si scopre che anche la sorella di “Baby” (la quale ha amoreggiato più volte con “Step”, in scene descritte con una certa vivacità) non è più vergine. Baby ha 18 anni, e sua sorella Giuliana appena 14.
Quest’ultima, ancora più frivola della protagonista principale, pare preoccupata soltanto del sesso, è sempre al telefono a spettegolare con amiche, e catechizza una di queste nel seguente modo. Mi scuso per il contenuto, che riporto al fine di far conoscere i dialoghi di questo film: “Certo che quando la prendi la pillola è proprio un’altra vita. Non ti fai problemi inutili, e poi ti senti più libera […] Guarda: buttati! Secondo me la prima volta è meglio farlo con qualcuno che non ti piace. Poi se aspettavo con lui, figurati, non l’avrei mai fatto.” Sic.
Il rapporto coi genitori è pessimo per entrambi i protagonisti. Il padre di Stefano non ha su di lui alcuna autorità, e la madre è sistematicamente da lui evitata, dopo essere stata scoperta traditrice del marito. Il padre di Baby è alquanto assente, o comunque tollerante nei confronti dei comportamenti della figlia, mentre la madre è una sorta d’isterica dispotica. Il linguaggio adoperato è sovente volgare e scurrile.
Diabolus simia Dei. La coppia presentata in Tre metri sopra al cielo pare essere la contraffazione della virilità e femminilità, con l’aggressività e la dominanza maschili ridotte a violenza e prepotenza, e la dolcezza e sensibilità femminili a vanità e lussuria.
Il grave è che questa pellicola ha conosciuto e conosce una diffusione straordinaria fra i giovani ed i giovanissimi, tanto da essere divenuta quasi il simbolo di una generazione. Simili trasmissioni si basano su di un meccanismo psicologico, per cui lo spettatore è chiamato ad identificarsi con il protagonista del suo medesimo sesso. Di fatto, s’invita il giovane o la giovane che assiste a Tre metri sopra al cielo a comportarsi nello stesso modo.

6 commenti:

ambra ha detto...

Marco, mi fai trasecolare e rabbrividire insieme.
Io non vado al cinema da oltre vent'anni, ma se queste sono le ultime produzioni, cosiddette rosa, vien fatto di domandarci se ci sarà ancora qualcosa da salvare.
Noi li chiamavamo films d'amore e lo erano anche, ma quale diversità !

mari ha detto...

Neppure io ho visto questo film perchè, come Ambra, non frequento le sale cinematografiche da oltre vent’anni però ne ho sentito parlare molto in televisione pur non approfondendo mai la trama che, da quello che scrive Marco, è inquietante.
Mi chiedo come possa un film del genere avere così tanto successo. E meno male che la colpa del degrado della nostra società sono le TV commerciali di Berlusconi!

Marco De Turris ha detto...

Cara Ambra, cara Marinella,
questa pellicola ha avuto un successo immenso, come il romanzo che l'ha preceduta: ma si è andati oltre.
Si è giunti a concedere alla sua produzione un finanziamento statale, ed a considerarlo ufficialmente "Film di interesse culturale nazionale".
Come ho detto, il commento a tale "capolavoro" è stato richiesto in una scuola (II media), ed addirittura alcune parti della trama del romanzo erano inseriti nel libro di testo.
Questo induce a ritenere che l'ingresso di simili opere nelle aule scolastiche non sia, purtroppo, un caso isolato.
In compenso, la mia giovane cugina e figlioccia praticamente ignorava del tutto la "Divina Commedia", perché nessuno gliela aveva insegnata.

mari ha detto...

Ma la Gelmini lo sa????

ambra ha detto...

E Bondi che fa ?
Sono sgomenta, se non cambia questo clima di guerra sempre incombente ci ritroveremo ad aver lasciato compiere crimini irreversibili.

Marco De Turris ha detto...

Care amiche,
ricordo un testo che meriterebbe una rapida scorsa: mi pare che si chiami "La scuola del plagio".
E' un'analisi di numerosi testi scolastici, in cui compaiono foto di gruppo di sprangatori, definizioni di Virgilio come "uno dei più sinistri rompiscatole", o magari "il guerrigliero: un riformatore sociale", biografie di dittatori africani marxisti ecc. ecc. ecc.
Il contenuto è allucinante, anche se si riferisce per lo più a manuali in uso negli anni Settanta.
Ma non mi risulta che la situazione sia molto migliorata sotto questo aspetto.
Anche il ministro temo possa fare poco. Il problema ha inizio già con gli autori, le case editrici, e naturalmente poi gli insegnanti (in maggioranza di sinistra) che scelgono i libri di testo.