giovedì 16 luglio 2009

Da TEMPI (click)


God save Silvio

Scandalizza i benpensanti, fa vendere i tabloid, scalda il popolo. La stampa scopre “l’effetto Diana” in politica

di Richard Newbury
Si dice che una foto della principessa Diana in copertina faccia vendere ai giornali il 30 per cento in più. Berlusconi non deve lamentarsi per le 7 righe appena del briefing americano per la stampa al G8, perché tutti quanti già sanno chi è il Cavaliere, e pare che faccia vendere i giornali tanto quanto Lady D: una circostanza che sicuramente gli fa piacere tanto quanto una vittoria del Milan nella Champions League. Per i posteri la cattiva pubblicità non esiste. I soli politici italiani del Dopoguerra che vantano fama internazionale sono Craxi, Berlusconi e forse Andreotti, e non a caso: i motivi sono sia positivi che negativi. Berlusconi e le sue scappatelle senili contribuiscono, come le capriole della famiglia reale britannica, all’allegria delle nazioni, non da ultimo per lo stato di indignazione ipocrita a cui il primo ministro italiano riduce quei fari dell’opinione liberal che sono il Guardian e il New York Times.
Il G8 dell’Aquila ha mostrato ancora una volta che il “troppo italiano” Berlusconi è un maestro dell’arte italiana dell’accoglienza, e allo stesso tempo che egli è molto felice che i suoi ospiti si offrano al naturale. Effettivamente tutti gli imperatori all’Aquila erano nudi di fronte a noi e sembravano ancora più spogli di argomenti per rivestire la propria nudità. Quanto ai contestatori, sono stati ancora più che nudi: sono svaniti nell’aria! La stravaganza di tenere il summit del G8 fra le rovine gotiche – alla Salvator Rosa – dell’Aquila è servita a ricordare al mondo il terremoto finanziario che ha avuto luogo e i suoi effetti devastanti sulle relazioni e sulle strutture di potere internazionali. Il comportamento della Cina è parso voler dire che quei leader mondiali nudi, riuniti in un forum terremotato di cui Pechino non è parte, trarrebbero beneficio da una dose di riscaldamento globale, mentre i cinesi procedono con la colonizzazione dell’Africa e delle sue risorse naturali: e il tutto senza nemmeno un rossore di falsa modestia, tanto meno di vergogna. Naturalmente più che l’omissione da parte dei cinesi di un qualsiasi senso di vergogna, è l’assenza di scandalo e senso di vergogna da parte dell’elettorato italiano, ancor più di ciò che lo stesso Berlusconi avrebbe fatto seguendo gli istinti, che realmente indigna quei guardiani della moralità dei singoli: l’eponimo Guardian e il New York Times. Per noi protestanti è stata una vera lezione: mentre noi predichiamo come il mondo dovrebbe essere, voi cattolici tendete a governarlo così come esso è. La vibrante stampa anglosassone ha sempre prosperato, sin da quando Daniel Defoe avviò la pubblicazione di The Review nel 1704, sulla sua capacità di “fare i nomi e far vergognare” i personaggi pubblici e sull’equazione fra moralità privata e moralità pubblica. Si è anche sempre abbeverata al torbido desiderio del pubblico di partecipare alle umiliazioni altrui, così come alle tragedie e ai disastri degli altri che la stampa diffonde con storie strappalacrime.

Educazione civica al Grande Fratello
I reality della tv sono tragedia greca alla misura di un pubblico di schiavi. Come la tragedia greca, il Grande Fratello è, nel bene e nel male, una lezione di educazione civica. Guardandolo gli spettatori sono alla ricerca di esemplari di umanità che siano autentici. Il pubblico accetterà tanto più i loro difetti, quanto più li condividerà. Non importa se qualcuno – per esempio un politico – mente loro, purché non nasconda la bugia e la condivida con loro. Niente deve essere off-limits. Dappertutto questa è la lezione della politica moderna, e i politici la ignorano a loro rischio e pericolo. In questo senso Berlusconi è un politico moderno, mentre quelli la cui unica politica è sottolineare i suoi presunti difetti, e di conseguenza la loro superiorità, appaiono distanti, paternalistici e soprattutto inautentici. Nell’era dei blog, coloro che scrivono sui giornali non hanno il monopolio dei pulpiti, così come i politici non sono i soli tribuni del popolo.
Berlusconi fa tante gaffe, ma il gaffeur infilza il politicamente corretto e per ogni esclamazione inorridita di benpensanti antiberlusconiani, c’è un sospiro di sollievo e di identificazione al Bar dello Sport. Più che i canali televisivi è Publitalia ad essere la chiave dell’individuazione delle zone erogene segrete del portafoglio degli italiani e perciò dei loro veri desideri. E non solo a livello di intenzioni di voto. L’era digitale non solo «apre i nostri cuori e fa conoscere i nostri desideri», come recita il Prayer Book anglicano, ma usa anche le nostre tessere fedeltà del supermercato, le nostre transazioni con la carta di credito e soprattutto le nostre ricerche tramite Google e il profilo del nostro uso di internet per farlo. Google Earth adesso può muoversi nella nostra via e guardare dentro alle nostre finestre e vedere persino quello che succede sui prati della nostra villa in Sardegna. La vita pubblica è diventata molto più pubblica, con o senza guardie del corpo.
Come la stampa anglosassone è scioccata dell’impassibilità degli italiani esperti di cose di mondo riguardo alle “vite degli altri”, così gli italiani sono scioccati dall’aggressiva intrusività della stampa britannica di ogni livello coi suoi interrogatori puritani dell’anima interiore alla ricerca di segni del peccato. Le buone azioni vendono poche copie! Per gli italiani deve esserci sempre una dietrologia: un complotto motivato dalla ricerca del profitto, anzichè una ricerca della verità.
In Inghilterra, il Financial Times è letto dalle persone che possiedono il paese, il Times e l’Independent dalle persone che governano il paese, il Guardian dalle persone che pensano di essere loro quelli che dovrebbero governare il paese e il Telegraph dalle persone che vogliono che il paese sia governato come lo era 20 anni fa. Il Daily Express è letto dalle persone che pensano che il paese è governato come 20 anni fa. Il Daily Mail è letto dalle mogli delle persone che governano il paese. Il Mirror è letto dalle persone che lavorano per il paese e il Sun da coloro ai quali non importa chi governa il paese, purché la ragazza della terza pagina sia prosperosa. I giornali sono un mezzo per fare o perdere in fretta soldi, e i proprietari sono quasi invariabilmente dei corsari megalomani. Max Aitkin comprò il Daily Express, che portò a 4 milioni di copie vendute, sui gradini del casinò di Montecarlo. Oggi i proprietari della stampa britannica vivono variamente in Australia, Stati Uniti e Irlanda, e presto in Russia, Montecarlo, Isole del Canale e Parigi, anche se Desmond dell’Express gestisce ancora la sua impresa pornografica da Londra. L’eccezione è rappresentata dal Guardian, che è gestito dallo Scott Trust, i cui membri sono l’elite di quelli che si considerano “di chiara fama”. E qui forse sta il problema. L’assenza del motivo diretto del profitto porta a una sfrenata sicumera e a dimenticare che «la libertà di stampa consiste nella libertà di pubblicare tutti quei pregiudizi del proprietario che gli inserzionisti potranno sopportare». «Moralità – diceva Oscar Wilde – è l’atteggiamento che assumiamo di fronte alle persone che non ci piacciono»; per H.G. Wells era «invidia con l’aureola attorno».

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