domenica 28 dicembre 2008

UN PRETE PIU' CRUDELE DI ERODE (click)


Luigi Santambrogio
Pubblicato il giorno: 28/12/08
Bergamo: discutibile scelta di un prete

Se pure monsignore toglie Gesù dal presepe

Ci voleva un prete, un ministro della Chiesa cattolica. Anzi di più:
un monsignore parroco, cioè un sommo sacerdote, per fare ciò che
neppure a re Erode era riuscito fare. Cioè: eliminare il Bambino Gesù,
ammazzare il Natale nella mangiatoia e cancellarlo dal Presepe. Per
sottrarlo, infine, all'adorazione degli indegni parrocchiani. Come si
fa con gli scomunicati, con i peccatori senza speranza che Dio vuol
perdere.

Questo è successo nella messa di Natale nel tempio votivo di Bergamo,
dove il parroco, monsignor Attilio Bianchi, indossate temporaneamente
le vesti di Dio, si è rifiutato di mettere la statuetta del Bambino
Gesù nel Presepe. Non solo, monsignore, che a dispetto del cognome è
conosciuto come un prete con spiccate simpatie rosse, durante l'omelia
ha annunciato agli stupefatti fedeli che: «Questa notte non c'è
Natale, per voi Gesù non nasce».

Il tempio, che si trova nella parrocchia di Santa Lucia, si è così
guadagnato un primato difficilmente battibile: la sola chiesa
cattolica al mondo dove alla mezzanotte del 24 dicembre Gesù non è
nato. Meglio: (...)

(...) gli è stato impedito di nascere. E mica da un infedele, da un
imam islamico o da un improbabile seguace di Erode: il sequestratore
di Gesù ha i paramenti rituali e soprattutto l'ordinazione del
sacerdote di Santa Romana Chiesa.

Inaudito. O, se vogliamo anticipare la conclusione, esempio da manuale
di dove può giungere il moralismo e la supponenza di certi pastori (da
guardia) d'anime.

Perché dunque questa sorprendente cancellazione del Natale? Semplice:
monsignor Bianchi ha deciso che i suoi parrocchiani non erano degni di
tanta grazia, che la nascita di Cristo sarebbe stato un dono troppo
grande per loro, immeritevoli del Dio fatto uomo.
I nuovi Farisei del sociale

«Non siete pronti», ha detto dal pulpito il Savonarola bergamasco, «se
non sapete accogliere il diverso, lo straniero, non potete accogliere
Gesù Bambino. Perciò per voi il Salvatore non nasce». Dalle parole ai
fatti: don Attilio ha vietato al chierichetto di posare nel presepe
della chiesa la statuetta del Bambinello.

Erode il Grande, governatore della Palestina, fu condannato dalla
storia perché ordinò ai suoi sgherri di uccidere tutti i primogeniti
fino ai due anni maschi di Betlemme e dintorni, nella speranza di far
fuori il Bambino Gesù. Temeva che un re più grande e potente gli
potesse insidiare il potere. Monsignor Bianchi non ha avuto bisogno di
darsi tanto da fare come il disgraziato sovrano. Il piccolino non ha
dovuto cercarlo tra mille altri, lo aveva lì a portata di mano e non
ha dovuto architettare una strage. Gli è bastato prenderlo dallo
scatolone delle statuine di gesso, in sacrestia, e posarlo
sull'altare. Inavvicinabile.

Ma ha fatto di più: s'è sostituito a Colui che solo può leggere nel
cuore degli uomini e ha improvvisato nel tempietto bergamasco il suo
privato giudizio universale. Ha sottratto il Salvatore ai suoi
parrocchiani perché li ha ritenuti indegni d'essere salvati. «Il
messaggio che ho voluto dare», ha spiegato, «è proprio questo: Gesù
non ha paura di avvicinarsi agli emarginati, agli ultimi. È venuto il
momento che chi si dice cattolico metta in pratica gli insegnamenti di
Cristo». Ipse dixit.

Curioso davvero questo modo di esercitare la professione di ministro
di Dio. Probabilmente don Attilio ritiene che il Natale sia come la
promozione a scuola: occorre meritarsela con buoni voti. Che Dio sia
sceso sulla Terra diventando uomo solo a vantaggio degli ultimi (i
primi vadano pure all'inferno).

Tragico equivoco, anzi, ci sia consentito sospettare che con quella
teatrale scelta monsignore abbia compromesso quello che è l'autentico
senso del Natale: dono gratuito, immeritato, che solo l'immensa
misericordia di Dio può compiere. Come può un parroco decidere chi
ammettere o no a quel dono? Chi lo autorizza a presentare come dogma
la sua morale pseudo buonista e politicamente schierata?

I Farisei del Vangelo si comportavano allo stesso modo quando si
scandalizzavano del Maestro che cenava con gli strozzini o salvava
adultere e prostitute dalla lapidazione. Pure il moralismo è
cangiante: oggi don Attilio giudica pubblicani e peccatori sciorotti e
sciorette che magari commettono l'imperdonabile sacrilegio di andare
alla messa di mezzanotte in pelliccia. Che forse predicano male e
razzolano pure peggio.

Che pena quei sacerdoti che esigono dai fedeli il preambolo politico
come fosse il certificato di battesimo. Pretendono subito la
professione di povertà, l'impegno a favore degli ultimi e degli
emarginati. Poi avranno anche il Bambinello nel Presepe e il Natale
come monsignore comanda.

Che insopportabile e disumano moralismo, non diverso da quello dei
Farisei che si vantavano di rispettare il sabato e osservare le leggi
mosaiche. Persone rette, benpensanti, giuste, ma ferocemente
anticristiane. Perché non bisognose di nulla, sazi nella loro
perfezione etica e formale.

Beh, la storiaccia si ripete. Alla povertà evangelica dei cuori si è
sostituita quella marxista dello stomaco. Che va pure saziata, ma
c'entra nulla con il Natale. Avvenimento troppo grande e sconvolgente
perché qualcuno possa immaginare di poterselo meritare.
La perfetta imitazione

Il Salvatore è stato messo in Croce perché i sacerdoti del tempio non
accettavano di seguire il figlio di un falegname di Nazareth. A
Bergamo è stato addirittura eliminato alla nascita, negato a tutti: ai
poveri pastori come ai ricchissimi Magi.

Brutti tempi quando i laici debbono suggerire il mestiere ai
religiosi. E allora, vogliamo parlare a monsignor Bianchi con le
parole di Charles Péguy, grande scrittore cattolico. Scrive: «Prima di
questa perpetua, imperfetta imitazione di Cristo di cui parlano
sempre, c'è stata questa molto perfetta imitazione dell'uomo da parte
di Gesù Cristo, della miseria mortale e della condizione dell'uomo». È
questo "prima" che è nato a Betlemme. Via, don Attilio, abbia
compassione di noi e rimetta quella statuina nel Presepe di Santa Lucia.

6 commenti:

ufficialedelegato ha detto...

Il parroco non ha usato la seconda persona plurale "voi non sapete, voi non siete pronti", ma la prima plurale, non chiamandosi fuori neppure lui. Secondo, il tema dell'accoglienza non riguarda solo lo straniero ma ogni uomo che ci passa accanto. Terzo, la provocazione è posta sotto il segno del punto interrogativo, non di quello esclamativo. Dunque nessun giudizio su nessuno, ma un invito ad interrogarsi perché fare Natale non sia una "prassi" scontata. La notizia è sbagliata perché il Bambinello in realtà c'è, sull’altare, ma il presepe è la rappresentazione di un evento, la storia di Gesù che viene sulla terra, si fa bambino per dare un messaggio ben preciso agli uomini. In questo senso il presepe è un luogo pedagogico, che dovrebbe mostrare, richiamare alla mente, far interrogare. Ecco perché in chiesa è stata messa una culla vuota. La culla nel presepe è vuota proprio per farci interrogare. Tutto qui. Ha semplicemente chiesto se siamo davvero pronti ad accogliere Gesù nello straniero, nel povero, nei diversi colori della pelle, il nero, il bianco, il giallo... Siamo tutti uomini, figli di Dio e fratelli di Gesù Cristo.
Il testo integrale dell'omelia chiarisce e smentisce ogni dubbio.
E’ la Notte Santa: abbiamo invocato, pregato, detto molte parole in questa Veglia. Parole che si riassumono nell’Unica Parola che ci viene consegnata dentro questa Notte: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” è quanto Giovanni racconta nel suo prologo. E’ una Parola molto attuale: è Cristo che si consegna, è Lui la Parola, ma nello stesso tempo consegna le sue parole, il suo Vangelo. E’ una Parola che continua a chiamare – non a partire da principi astratti o regole religiose a cui attenersi in modo formale – perchè la Parola si fa Carne, nella carne di un Bambino. E’ un annuncio di gioia e di speranza che cambia radicalmente il nostro modo di porci davanti a Dio: non siamo noi a cercare Lui, ma è Lui che ci viene incontro, si fa uno di noi, si fa riconoscere dentro un corpo come il nostro. Ciascuno di noi viene da Natali diversi: i natali della nostra infanzia non sono uguali a questo che stiamo celebrando. Forse per le giovani generazioni non è avvertita questa distanza temporale tra il passato e il presente, per noi di una certa età, che ci trovavamo dentro quell’unica stanza attorno alla lunga tavolata con tutta la famiglia al completo, a sospendere per un giorno i panni della ferialità povera per indossare l’abito della festa, era più facile comprendere che nulla poteva essere sprecato, ma ogni cosa riutilizzata e condivisa. Ma non vorrei questa sera aggiungermi ai molti che fanno prediche moraleggianti sul natale consumistico, sapete già da voi, e se siete qui questa sera è perchè una scelta l’avete fatta, quella di sostare almeno per un attimo, lontano dalle luci colorate della città, per inginocchiarsi davanti al Bambino. Solo voi, solo ciascuno di voi, può sapere che tipo di risposta ha dato per questo Natale: se una risposta più o meno entusiasta rispetto ad ieri, se più o meno gioiosa, se più o meno accogliente. Certo, forse per qualcuno sarà un Natale con un vuoto in più, perchè il marito, la moglie o il figlio se ne è appena andato, lasciandoci soli, avvertendo di più in queste giornate di festa per gli altri, il vuoto che rimane tutto per noi e le ferite che fanno fatica a rimarginarsi. Una solitudine che è presa su di sé da questo Dio- Bambino che scegliendo di farsi carne, prende su di sé tutta la nostra vita, tutti gli attimi della nostra esistenza: è un Dio che non rimane per sempre bambino, e crescendo, da uomo affronta come noi, la sofferenza, il dolore e la morte. Non fugge di fronte all’abisso del vuoto e della solitudine, delle relazioni lacerate, delle morti quotidiane che ogni giorno sperimentiamo. Egli è l’Emmanuele, il Dio-con-noi, e attraversa con noi da pellegrino, da ospite e da straniero, le vicende quotidiane di questa terra, per aprirci al dono della vita eterna. Una vita eterna che è un ritorno a Casa: quel Bambino ci consegna la strada per non perdere la meta, ci offre la possibilità di rimetterci tra le braccia del Padre, dell’unico Padre che prepara per tutti i popoli il banchetto del regno dei cieli. E’ la strada dell’Amore quella che il Dio che si fa Carne indica ad ogni uomo e ad ogni donna, e l’Amore non lascia mai fuori nessuno, non emargina, non rifiuta di accogliere, non dice di non avere tempo, non inventa scuse, non si nasconde dietro la paura del diverso da me. E’ per questo motivo che il nostro presepio quest’anno avrà la culla vuota. E’ una provocazione per interrogare la nostra vita. Oggi è Natale, ma è davvero Natale per il mio cuore? Posso dire di essere capace di accogliere quel Bambino che viene dentro la povertà di una grotta, se non sono capace di accogliere ogni giorno chi bussa alla porta del mio cuore? La culla rimane vuota, per sottolineare la nostra responsabilità verso il mondo: nessuno può chiamarsi fuori, perchè altrimenti paradossalmente Dio potrebbe rimanere l’eterno assente dalla mia vita nonostante le mie parole e i miei gesti siano imbevuti di religiosità. Il prologo di Giovanni che abbiamo fatto scendere dall’alto nel nostro presepio, scritto in greco secondo il testo originale, termina dicendo che “Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato”. E ce lo ha rivelato come colui che nella sua Misericordia sa accogliere sempre ogni uomo in qualunque momento della propria vita. E un Padre che sa accogliere i suoi figli, desidera tanto che i figli suoi, s’accorgano di essere tra loro fratelli. Forse è proprio per questo che il giudizio del Padre Misericordioso in compagnia del Figlio Gesù e dello Spirito Santo, è un giudizio sull’amore come descritto da Matteo al capitolo 25: “ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi”. La culla rimane vuota, quest’anno nel nostro presepio, perchè ciascuno di noi impari ad amare, perchè solo chi ama incontra il Cristo. E allora preghiamo, perchè questo Natale sia l’occasione per lasciarci cambiare lo sguardo sugli altri, perchè possiamo prenderci cura di ogni uomo, di ogni fratello, perchè in ogni altro, abita il Cristo. Amen.

ambra ha detto...

Non sono contenta di questa intrusione, dal momento poi che è stata scritta ben dopo che io stessa avevo trascritto l'omelia da lei riportata. Se mai sotto a quella avrebbe potuto dire la sua opinione, che peraltro ha già scritto anche su Legno Storto.
Non venga in casa mia a far prediche 'ché lasciano il tempo che trovano.

ufficialedelegato ha detto...

Epifania :questa festa è la prima occasione in cui Dio si rivela all’umanità tramite il Figlio. Gesù diviene visibile a tutti: tale rivelazione fu prima rivolta ai pagani per mezzo dei Re Magi, i quali andarono a visitare il Bambino Gesù simbolo della chiamata alla salvezza delle popolazioni pagane. L'episodio dei magi, al di là di ogni possibile ricostruzione storica, possiamo considerarlo, come hanno fatto i Padri della Chiesa, il simbolo e la manifestazione della chiamata alla salvezza dei popoli pagani: i magi furono l'esplicita dichiarazione che il vangelo era da predicare a tutte le genti.
Ed ecco che, con grande ingegno liturgico-pastorale, monsignor Bianchi, ha collocato il Bambino Gesù, che per tutte le festività natalizie era rimasto sull’altare, nella culla del presepio. perché oggi è il giorno in cui Gesù si manifesta a tutti gli uomini. Ed è' giusto ricollocare il Bambino al suo posto, nel presepe, a conclusione di un cammino natalizio che all'interno della comunità parrocchiale di Santa Lucia ha fatto riflettere molto sull'accoglienza.

Maria ha detto...

Ambra, non lasciare liberi i commenti, metti la moderazione.
Non commento i commenti, quello che avevo da dire l'ho detto su Legno Storto.
Questo prete, anzi questi preti, perchè non è l'unico, non mi piacciono: dimostrano arroganza, predicano e razzolano male

ambra ha detto...

Fatto, possono commentare solo gli iscritti

duepassi ha detto...

potresti riportare quello che abbiamo scritto su Legnostorto.
Ma questo ergaomness con due "s" non sembra disposto a dialogare. Deposita le sue prediche ben fatte, e se na va.
Ben fatte, si, ma credo di aver dimostrato che non per questo possano essere prese per "la verità".
Quel gesto è stato un gesto sbagliato ed offensivo, e non basterranno due parole per giustificarlo.

Secondo me.