mercoledì 30 aprile 2008

L'arroganza della minoranza estremista gay

da:
http://it.wikipedia.org/wiki/Dichiarazione_Universale_dei_Diritti_dell'Uomo

Articolo 18 Libertà di pensiero

Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti.

Articolo 19 Libertà di espressione

Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.


Siamo adulti e vaccinati, tolleranti e comprensivi, ma questo NON vuol dire che una minoranza prepotente, ipocrita e arrogante posssa permettersi di perseguitare la maggioranza (di sentimenti cattolici).

Preciso subito che NON ce l'ho con i gay, ma solo con quelli che aggrediscono i cattolici per le loro idee e cercano di imporre la loro visione della vita con i mezzi raccontati nel post pubblicato qui sotto.

Dico "ipocriti" perché spingono le loro richieste, in Occidente oltre ogni limite di buon senso, e, contemporaneamente, appoggiano la politica di sinistra, e vanno a braccetto con i fondamentalisti musulmani (quelli che, i gay, li impiccano).

Per costoro i fondamentalisti sarebbero i cattolici, mentre il regime di Ahmadinejad (che di gay ne ha impiccati parecchi) è ben visto e considerato amico.

Questa posizione ipocrita è frequente a sinistra, dove si considerano arretrate le posizioni della Chiesa sulle donne, ma non quelle di Ahmadinejad e simili, e via dicendo.

Verrebbe la voglia di risolverla alla cinese... sapete, quella del saggio che si siede sul fiume ed aspetta di veder passare il cadavere del suo nemico,
ma non possiamo lasciare che trionfi il medioevo, aiutato dall'insaziabilità di chi nega agli altri libertà di pensiero, strillando poi che sarebbe discriminato...

Vorremmo che un po' di sano buon senso prevalesse tra quanti vengono abbagliati dai messaggi fallaci di questi intolleranti, arroganti, ipocriti seminatori di odio.

Speriamo dunque che l'odio non venga ascoltato, e prevalga la civiltà di Voltaire, quella che tollera le idee anche se diverse dalle proprie, quella che non avanza usando la denuncia come arma, per imporre le idee di pochi su quelle dei più.

Secondo me.

Clonatori di Bancomat in azione


Un video mostra quanto è facile rubare i Pin
cristina.bassi Martedì 22 Aprile 2008 alle 17:35
Un gioco da ragazzi. Clonare una carta Bancomat e scoprire il codice Pin è semplicissimo, praticamente alla portata di tutti. Lo ha dimostrato ancora una volta Petre O., ragazzo romeno di 25 anni arrestato dalla polizia sabato scorso a Milano. Nell’appartamento in cui abitava è stato trovato tutto l’occorrente per rubare i dati delle tessere insieme a un filmato di un’ora con registrati i prelievi di 37 ignari clienti. In questo modo gli agenti hanno ricostruito la tecnica utilizzata da chi mette in atto questo tipo di truffe.
Il cittadino romeno, che ha precedenti per furto e non ha un lavoro regolare, aveva manomesso lo sportello della Banca popolare di Milano di corso Venezia, via centralissima della città. Aveva montato una maschera grigia, identica all’originale, in corrispondenza della fessura per le tessere e dietro uno skimmer che leggeva e registrava i dati delle carte, collegato a una memory card da cui poi li scaricava su un pc e li copiava su carte magnetiche vergini. In alto, sopra la tastiera, aveva mimetizzato perfettamente una fascetta di metallo con un piccolo foro e all’interno una videocamera con relativa batteria. Si tratta di materiale comunemente in vendita e per montarlo e smontarlo bastavano pochi secondi.
L’arrestato lo faceva nelle ore serali, spesso di venerdì, quando la banca era chiusa. E prelevava il denaro nel fine settimana, quando è più difficile accorgersi di essere stati derubati. In casa aveva 3.500 euro e i dati, appunto, di 37 carte registrati in un’ora di appostamento. “Tutto funzionava regolarmente: il cliente prelevava i soldi senza problemi e non si accorgeva di nulla”, spiega Francesco Anelli, dirigente del commissariato che ha scoperto la truffa. “Per evitare brutte sorprese, occorre fare attenzione a eventuali parti aggiunte allo sportello”, consiglia Anelli, “e soprattutto coprire la mano con cui si digitano i numeri e la tastiera con l’altra mano o con un oggetto”.
Ecco un estratto del VIDEO girato dal romeno per rubare i Pin. Le immagini sono state sequestrate dalla polizia:

http://blog.panorama.it/italia/2008/04/22/clonatori-di-bancomat-in-azione-un-video-mostra-quanto-e-facile-rubare-i-pin/#comments

martedì 29 aprile 2008

Ho festeggiato i miei 30 anni e mezzo

Eh si, il tempo continua a passare, il maledetto, nonostante tutti i miei tentativi di rimanere giovane.
E così, mi sono comprato due torte, e ho festeggiato i 30 anni e mezzo (per una).
I conti tornano.
I baroni non so, ma se torneranno anche loro, li accoglieremo con un sorriso sulla bocca e un bicchiere di spumante in mano.
Perché qui siamo di mentalità aperta, dalle otto di mattina alle otto di sera, con intervallo dall'una alle due per la pausa pranzo.

Happy birthday to me, happy birthday to me !

OMO



Il padre John Flynn, dei Legionari di Cristo, riferisce alcuni fatti del mondo anglosassone sull’agenzia Zenit (27 aprile 08). In Canada, per esempio, la foia di legge sulla parità omo-etero sta mettendo fuori gioco la libertà di espressione, specie quella cristiana. Un insegnante del British Columbia, Chris Kempling, è stato più volte sospeso dall’insegnamento, senza stipendio (una volta per tre mesi), per avere espresso idee cristiane sul problema dell’omosessualità. Il College of Teachers si è messo anche a spulciare le sue lettere a quotidiani dal 2003 al 2005 e, avendovi trovato ben dodici «reati», lo ha citato in giudizio. Così il vescovo di Calgary, Fred Henry, ha sbottato: «Le leggi sui diritti umani, emanate originariamente come scudo, vengono ora usate come spada». Infatti, il periodico Catholic Insight Magazine è stato querelato per «violazione dei diritti umani» in alcuni articoli in cui aveva illustrato l'insegnamento cattolico sull'omosessualità. E lo stesso vescovo è stato citato due volte in giudizio per i «commenti discriminatori» contenuti in una sua lettera pastorale sul matrimonio. Né va meglio in Inghilterra. Qui il vescovo anglicano Anthony Priddis è stato condannato a frequentare «corsi per le pari opportunità» e a pagare 47mila sterline a un omosessuale che aveva rifiutato di assumere come «animatore giovanile». La coppia cristiana Eunice e Owen Johns, che accoglievano nella propria casa una ventina di bambini durante il fine settimana per dare ai genitori un po’ di respiro, si sono visti togliere il permesso dalle autorità del Derby City Council perché rifiutano di dire ai bambini loro affidati che l’omosessualità è uno «stile di vita» come un altro. L’Irlanda, infine, è stata strigliata dalla Commissione Europea per una sua legge che permette a scuole e ospedali religiosi di non assumere persone non in sintonia con i propri principi etici. Lasciamo perdere, per ora, una Commissione che era nata per integrare gli europei tra loro e non per imporre agli europei la propria minoritaria filosofia. Quel che personalmente mi preoccupa è il trend: quando l’omosessualità diverrà obbligatoria, vorrei essere avvertito per tempo perché non ho il porto d’armi.

venerdì 25 aprile 2008

PARSIFAHL RICORDA


Il vecchio ciclostile.......

Ero piccolino, quando accovacciato con le ginocchia su una sedia posta con la spalliera vicino ad una vecchia scrivania in legno, appoggiavo il mento sul piano in formica verde e guardavo con un misto di curiosità e felicità cosa combinava mio padre.
L’odore dell’inchiostro misto al solvente che serviva per diluirlo mi colpiva forte le nari, ma non ci facevo caso e non m’importava, in quanto veder usare un vecchio ciclostile era per una me un’attrazione più interessante di un cartone animato in bianco e nero di Titti e del Gatto Silvestro che raramente la RAI mandava in onda in quel periodo.
Seguivo mio padre nei suoi movimenti nell’ampio salotto, come un cagnolino segue il suo padrone, delle volte anticipandolo e delle volte soffermandomi alle sue spalle, passando dalla scrivania alla macchina da scrivere Olivetti, già usata da mio nonno per scrivere le sue arringhe.
Ero incuriosito e mi domandavo perché, invece di usare nella macchina da scrivere i soliti fogli bianchi con la carta carbone, usasse quei fogli strani, molto sottili ma coperti da uno strato di cera.
Vedevo picchiettare velocemente i martelletti su questi strani fogli e man mano che le parole scorrevano dietro il nastro a tre colori, nero, rosso e blu, cercavo di comparare le sbavature tra lettere simili, in una gara di abilità contro me stesso.
La “erre” mi attirava più delle altre lettere in quanto la parte tonda veniva forata quasi completamente; la “e” era illeggibile a causa de pilucchi del nastro annidati sul martelletto, mentre il puntino sulla “i” era inesistente e pensavo tra me “…. la maestra insiste a farmi scrivere la paginette delle “i” e le vuole tutte con i puntini…. E lui perché invece può saltarli? Ma capiranno quello che scrive?”.
Mentre mi attardavo in questi ingenui pensieri, ad ogni fine rigo sentivo la campanella della macchina da scrivere suonare con un “ding” cristallino e lesto, il mio papà, spingeva una leva metallica ed accompagnava il tamburo della vecchia Olivetti al nuovo capoverso, con un gracchiare delle frizioni dei rulli di tenuta fogli.
Completato il testo, con un rapido gesto, che avevo visto fare ripetutamente anche in precedenza con i soliti tipi di fogli e che mi catapultava in uno stato di angoscia in quanto temevo che si strappasse tutto il lavoro portato avanti con tanta fatica, estraeva dai rulli di tenuta, tra un gracchiare di frizioni ancora più accentuato, i delicati fogli cerati, quindi, si sedeva nuovamente dietro la scrivania e prelevava da un cassetto una scatoletta di plastica. All’interno c’era un normografo accompagnato da una strana penna, che al posto della punta a sfera era montato uno strano triangolino in metallo con un vertice di esso che ne completava la sua massima estensione. Con la penna-stiletto e ripetendo le movenze di un abile bulinatore, realizzava dei disegni che rappresentavano simboli antichi e pregni di storia dei quali ne ero affascinato ma che all’epoca non ne capivo il loro profondo significato.
Tirava una linea con mano ferma e sicura, quindi rimuoveva la cera scavata dalla punta metallica e quindi tirava una nuova linea per poi ripulire la sommità del pennino, e poi ancora un’altra linea fino a far apparire un disegno che solo mettendomi di sbieco ne riuscivo ad intendere il suo ultimo significato, e logicamente solo a livello figurativo.
Come un amanuense che completa la sua parte di vangelo abbellendolo con icone e glifi dal significato arcano, al di sotto dei simboli del partito a cui era legato, mio padre inseriva lettere puntate che mi divertivo a trasformare in iniziali di nomi da associare ai miei compagni di gioco virtuali e fantastici.
Il vecchio soldatino di plastica Mr. Jhon, il pagliaccio di pezza sig. Pongo e la papera Iris, tutti che prendevano le letterine, con tanta fatica, per spostarle dal foglio cerato fino alla superficie dei fogli giallognoli.
Completati i disegni e dopo aver riposto il pennino nella scatoletta, separava la matrice dal foglio cerato e sistemava quest’ultimo sul telaio del ciclostile, stendendolo in maniera tale da evitare qualsiasi piegatura ed infine chiudeva su di esso il controtelaio, imprigionando il foglio sotto lo scuro telo retinato, del quali ne percepivo la fragilità, vista l’accortezza che usava il mio papà nel toccarlo.
A questo punto arrivava la parte simpatica di tutta la missione, in quanto, puntualmente mi veniva richiesto di spremere il grande tubettone di inchiostro della Pelikan su una vaschetta posta a margine del telaio e dopo averlo preso con le mie due manine, lo spremevo leggermente come se fosse del dentifricio e ridevo a crepapelle nel sentire il rumore, simile ad una pernacchietta, che veniva emesso dal beccuccio del tubetto in occasione dell’uscita del nero colore.
L’operazione veniva completata nel momento in cui veniva versato del solvente, ancora più aromatico dell’inchiostro, per poi, con un piccolo rullo, iniziare a mescolare il tutto con la mancina, mentre con l’altra mano apriva un’anta della scrivania e ne estraeva una risma di carta.
Ancora conservo qualche vecchio foglio, che si presenta con una grammatura decisamente pesante, al tatto è quasi crespo e con il proprio colore tendente al giallo, certamente non generato dalla vetustà, ma di originale fattura.
Dopo essersi umettato il pollice e l’indice, anche se con una certa difficoltà, prelevava il primo foglio della risma e lo adagiava sul piano di lavoro del ciclostile, quindi lo allineava a due bordi in rialzo finalizzati a permettere il corretto posizionamento del singolo foglio e quindi della successiva centratura del testo all’interno di esso.
Ancora qualche colpo di rullo per finire di mescolare l’inchiostro nero ed aromatico, quindi con la destra abbassava il controtelaio sul foglio, mentre la molla di ritorno si dilatava ed emetteva un nuovo suono che si mescolava al cinguettio, di piccoli fringuelli e proveniente da un balcone aperto su un campo, ormai già fiorito per la primavera avanzata. Le falangi e le falangette del pollice e dell’indice, che collaboravano a tener abbassato il controtelaio, cambiavano gradatamente colore, passando dal roseo color carne ad un bianco pallido e questo a causa della forte pressione impressa.
Con la coda dell’occhio vedo il piccolo rullo iniziare a volteggiare in aria seguendo un rotta immaginaria che, in teoria, sarebbe servita ad evitare che cadessero grosse gocce di inchiostro, ma che in effetti non cadranno mai, vista la densità del composto odoroso.
Allineato il rullo all’angolo sinistro nella zona alta del controtelaio, velocemente lo vedevo muovere dall’alto in basso fino a colorare di nero tutto il telaio retinato, nascondendo definitivamente alla mia vista quel poco che riuscivo ancora ad intravedere della sottostante carta cerata.
Alzo lo sguardo verso il contenitore dell’inchiostro, pensando che il rullo ritorni al uso posto, invece, prendendomi quasi in giro con i suoi movimenti repentini, ritorna nella zona alta del controtelaio ed ora va avanti ed indietro, da sinistra a destra, calando a zigzag fin verso la zona bassa del ciclostile. Solo alla fine della sua opera efficace, il rullo viene posto nel contenitore dell’inchiostro, mentre il controtelaio si alza, richiamato dalla molla e dal suo classico verso metallico, proprio perché libero dalla pressione delle due dita.
Le stesse dita prelevano quel foglio, che fino ad un istante prima era del tutto intonso ed ora pieno di macchioline non uniformi, quindi lo alzano mettendolo a favore della luce proveniente dal balcone e con il fare di un vecchio primario di ospedale, mio padre lo analizzava come se si trattasse di una radiografia al torace.
Un borbottio, quindi un “mah!” ed infine, puntualmente, adagiava l’opera prima, decisamente non valida, vicino al fianco della valigetta, quella valigetta in legno laccato che conteneva il kit completo del vecchio ciclostile.
Prima di piazzare un nuovo foglio sul piano di lavoro, si rivolge a me con un sorriso che lascia il posto ad uno sguardo serio ed impegnativo, quindi mi dice con tono serioso: “Mi aiuti? Quando alzo il telaio, togli il foglio e mettilo sul divano. Il secondo foglio mettilo al suo fianco. Non metterlo sopra. Dopo che hai messo 10 fogli sul divano, puoi iniziare a metterli uno sull’altro, però partendo dal primo e comunque aspetta che l’inchiostro sia asciutto”.
Sono raggiante, in quanto sento di diventare parte integrante di un’avventura che non so a priori che soddisfazioni mi darà. Alzo il mento dal tavolo, quindi smonto dalla sedia dove mi sono precedentemente accovacciato nuovamente, e mi sistemo a fianco a lui, per iniziare la mia nuova avventura nella vecchia politica.

Era una politica diversa da quella di oggi.
Gli odori, i colori, i sapori erano un tutt’uno con gli ideali che venivano spiegati solo in parte da alcuni abili oratori nei comizi di piazza o nelle rare presenze televisive.
Abili oratori che venivano osannati e ritenuti da tutti dei messia ed i quali sapevano profferire paroloni di spessore elevato ma che noi giovani virgulti traducevamo in due o tre parole che ancor oggi non riescono ad essere un momento di confronto, ma solo di scontro, come fascismo, comunismo, democrazia, laburisti e conservatori, democratici e repubblicani, nord e sud.
I fogli ciclostilati venivano distribuiti durante i comizi, oppure lasciati nella “sezione” frequentata dai soliti amici, oppure lanciati dal finestrino della “500” tappezzata con manifesti e incoronata, come una reginetta di bellezza, dalle trombe degli altoparlanti di colore grigio che trasformavano la voce o la musica del mangianastri in un suono riverberato e metallico simile a quello che usciva quando si gridava nelle lattine di alluminio svuotate dai rossi pomodori pelati.

La vecchia valigetta in legno laccato contenente il kit completo del ciclostile non so dove possa esser finita.
Durante le attuali campagne elettorali, i fogli che vedo girare sono frutto di arti tipografiche che una volta si pensava fossero impossibili. Qualità, bellezza, trasposizione della realtà e delle volte anche ritocco della realtà.
L’inchiostro, forse velenoso, non dovrebbe aver portato conseguenze ai miei polmoni ed il numero di fogli che veniva usato all'epoca non arrivava a quattro cifre e quindi non penso che mio padre si sia reso complice della distruzione di qualche foresta, disboscata per ottenere pura cellulosa o altresì, non saremo mai responsabili dell’aumento spropositato dei rifiuti connessi allo smaltimento della carta.

Al giorno d’oggi, i giornali sono paragonabili al vecchio ciclostile del mio papà, ma con delle differenze sostanziali:
a) Le parole che leggo su di essi sono spesso scritte da persone che di “ideali” non hanno la più pallida idea di cosa siano e come si formano;
b) Il più delle volte, fatte rare eccezioni, penso che si tratti di persone che perseguono solo uno scopo e cioè affermare il loro status economico e migliorarlo il più possibile, costi quel che costi;
c) Viene usata tanta di quella carta in maniera inutile a scapito delle foreste di cui sopra;
d) La stessa carta, evidentemente inutile, diventa poi un rifiuto da smaltire;
e) I costi di distribuzione dei giornali incidono non poco, così come le conseguenze dovute al trasporto delle migliaia di tonnellate di carta da un punto all’altro della nostra penisola.

Anche io ho nostalgia dell’odore dell’inchiostro del vecchio ciclostile, però continuo ad immaginare il mio presente diverso da quello che è, sperando che presto lo diventi.
Quando avremo la possibilità di sostituire la carta con supporti elettronici ?

Seminario esperantista in Molise


Molise: corso e seminario nelle prossime settimane 28 aprile esami di esperanto ( I grado) presso il Liceo Linguistico "D.De Gennaro" di Casacalenda (CB) in collaborazione con la Cattedra diEsperanto di Napoli. Per informazioni : tony.63@katamail.com 7 maggio ore 15,30 presso l'Università del Molise ci sarà il seminario"Esperanto: una lingua per l'Europa e per il mondo"nell'ambito del ciclo di seminari denominato "Viaggio nelle lingued'Europa" organizzato dal Centro Linguistico d'Ateneo ( facoltà discienze della comunicazione in via De Santis a Campobasso). Perinformazioni: centrolinguistico@unimol.it "Antonio De Cristofaro"

Parteciperà il vichingo esperantista Duepassur, che col suo drakkar personale si lancerà in una terribile scorribanda nelle dolci terre molisane.
Si salvi chi può.

giovedì 24 aprile 2008

COSI' GIOCAVAMO


Noi che la penitenza era 'dire fare baciare lettera
testamento ' .

Noi che ci sentivamo ricchi se avevamo 'Parco DellaVittoria

e Viale Dei Giardini '.

Noi che i pattini avevano 4 ruote e si allungavano quando
il piede cresceva.

Noi che chi lasciava la scia più lunga nella frenata con la
bici era il più figo.

Noi che il Ciao si accendeva pedalando.

Noi che suonavamo al campanello per chiedere se c'era

l'amico in casa.
Noi che dopo la prima partita c'era la rivincita, e poi la
bella, e poi la bella della bella.


Noi che giocavamo a nomi, cose, animali, città.. (e la
città con la D Era sempre Domodossola).

Noi che ci mancavano sempre quattro figurine per finire
l'album Panini.

Noi che avevamo il 'nascondiglio segreto ' con il passaggio
segreto ' .

Noi che ci divertivamo anche facendo 'Strega comanda
colori ' .

Noi che le cassette se le mangiava il mangianastri, e ci
toccava riavvolgere il nastro con la bic.

Noi che al cine usciva un cartone animato ogni dieci anni e
vedevi sempre gli stessi tre o quattro (di Walt Disney).

Noi che sentivamo i 45 giri nel mangiadischi e adesso se ne
vedi uno in un negozio di modernariato tuo figlio ti chiede
cos 'è

Noi che le barzellette erano Pierino, il fantasmaformaggino

o un francese,un tedesco e un italiano.
Noi che ci emozionavamo per un bacio su una guancia.


Noi che si andava in cabina a telefonare.

Noi che c'era la Polaroid e aspettavi che si vedesse la
foto.
Noi che andavamo a letto dopo il carosello
Noi che suonavamo ai campanelli e poi scappavamo.
Noi che ci sbucciavamo il ginocchio, ci mettevamo il

mercuro cromo, e più era rosso più eri figo.
Noi che la Barbie aveva le gambe rigide
Noi che nelle foto delle gite facevamo le corna ed eravamo
sempre sorridenti.
Noi che quando a scuola c'era l'ora di ginnastica partivamo
da casa in tuta.

Noi che a scuo la c i andavamo da so l i , e to rnavamo da so l i .
Noi che se
te ne dava
a
2.
scuo la la maest ra t i dava un cef f o ne , la mamma

Noi che se a scuola la maestra ti metteva una nota sul
diario, a casa era il terrore.

Noi che le ricerche le facevamo in biblioteca, mica su
Google .

Noi che il 'Disastro di Cernobyl ' vuol dire che non
potevamo bere il latte alla mattina.

Noi che si poteva star fuori in bici il pomeriggio.

Noi che se andavi in strada non era così pericoloso.

Noi che sapevamo che ormai era pronta la cena perché c'era
Happy Days.

Noi che il primo novembre era 'Tutti i santi ', mica
Halloween.

Noi che se la notte ti svegliavi e accendevi la tv vedevi
il segnale di interruzione delle trasmissioni con quel
rumore fastidioso.


Noi che abbiamo avuto le tute lucide che facevano troppo
figo.

Noi che l'unica merendina era il Buondì Motta e mangiavamo
solo i chicchi di zucchero sopra la glassa

Noi che all 'oratorio le caramelle costavano 50 lire..

Noi che si suonava la pianola Bontempi..

Noi che la Ferrari era Alboreto, la Mc Laren Prost, la
Williams Mansell, la Lotus Senna e Piquet e la Benetton
Nannini e la Tyrrel a 6 ruote!!!!!

Noi che guardavamo allucinati il futuro con Spazio 1999
Base Lunare Alpha.

Noi che il Twix si chiamava Raider e faceva competizione al
Mars.

Noi che nei mercatini dell 'antiquariato troviamo i
giocattoli di quando eravamo piccoli e diciamo "guarda! te
lo ricordi?" e poi sentiamo un nodo in gola

Noi che le mammemica ci hanno visti con l'ecografia

NOI CHE SIAMO ANCORA QUI E CERTE COSE LE ABBIAMO
DIMENTICATE E SORRIDIAMO QUANDO CE LE RICORDIAMO.

QUESTA è LA NOSTRA STORIA...

PER NON DIMENTICARE MAI

martedì 22 aprile 2008

lunedì 21 aprile 2008

1. Kimberley Big Hole - South Africa


Apparentemente il più grande buco mai scavato sulla terra. Profondo 1.097 metri questa miniera ha dato alla luce più di 3 tonnellate di diamanti prima della sua chiusura avvenuta nel 1914.

Furono rimosse più di 22.500.000 di tonnellate di terra.

2. Glory Hole - Diga di Monticello, California


Il Glory Hole viene usato quando il livello della diga raggiunge il punto critico e bisogna far scorrere l'acqua fuori dall'invaso.

La sua grandezza gli consente di drenare 14.400 metri cubi di acqua al secondo.

Nella foto sopra, si può ammirare il buco, a sinistra, visto dall'alto. Se vi venisse in mente di saltarci dentro,il vostro corpo verrebbe letteralmente sputato fuori come si può vedere nella foto sotto.

3. Bingham Canyon Mine, Utah


Un altro dei più grandi buchi scavato nella terra. L'estrazione mineraria iniziò nel 1863 e continua ancora oggi. Il buco aumenta costantemente la sua larghezza e profondità. Allo stato attuale, misura quasi due chilometri ed è profondo quasi cinque.

4. Great Blue Hole, Belize


Questo incredibile fenomeno geografico conosciuto come il Buco Blu è situato a 60 miglia da Belize, in America Centrale. Ci sono numerosi buchi blu nel mondo ma, nessuno così grande e stupefacente.

La misura alla superficie, perfettamente circolare, è di ¼ di miglio mentre la sua profondità raggiunge i 145 metri . Naturalmente il buco è considerato il paradiso dei sub.

5. Mirny Diamond Mine, Serbia


Sicuramente la miniera di diamanti numero uno per larghezza. Profonda 525 metri , con un diametro alla superficie di 1.200 metri , è fatto espressamente divieto di volo sopra di esso per il pericolo, per gli elicotteri, di rimanevi letteralmente succhiati dentro.

La freccia rossa a destra, punta un grosso camion per il trasporto terra.

6. Sinkhole in Guatemala


Creato semplicemente dal risucchio dell'acqua piovana causato dal collasso della superficie terrestre.

Questo buco, creatosi in Guatemala ha letteralmente inghiottito almeno un dozzina di case, abitanti inclusi.

7. Diavik Mine, Canada


Questa incredibile miniera si trova a 300km a nord-est di Yellowknife in Canada.

Spettacolo magnifico anche con il ghiaccio che circonda questa miniera di diamanti.

8 Il buco più terrificante di tutti? Si trova in Italia.


Buco poco profondo ma, nonostante ciò, riesce ad inghiottire, ed a far scomparire, MILIONI di EURO ogni giorno.
IL buco più terrificante costruito dall'uomo. Un record tutto italiano. Non esiste niente di simile in tutto il mondo.

giovedì 17 aprile 2008

SEI IL PIU' DEGNO OLIVER



Il vecchio amico di Pibond

mercoledì 16 aprile 2008


BENE....


Abbiamo vinto le elezioni, avremo un nuovo Governo e c'è fermento da tutte le parti.
Perché non riesco a gioire smoderatamante per una vittoria che è larga, in grado di governare per cinque anni e forse anche per dieci se solo riuscirà a convincere gli Italiani che non conviene interrompere il viaggio in comune ?
Perché non esulto per la moria dei simboli con falce e martello ?
Perché sono come i miei vecchi : quanto più fuoco vedo e meno mi scaldo.
I comunisti non sono morti, sono come un iceberg : la punta che appare alla vista è solo uno specchietto per le allodole.
Il Pd è la punta che appare ed incanta e imbroglia i passeggeri del Titanic Italia, la parte sommersa è quella che tenterà di affondarla.
Al nuovo equipaggio della nostra nave toccherà di governare in modo da evitarne lo scontro.
Ce la farà ?
Solo se avrà nelle sue fila ingegneri capaci di misurarne la vera entità e di lavorare in assoluta concordia, senza intralciarsi l'un l'altro e soprattutto senza perder fiato in chiacchiere, ponendo tutte le proprie energie verso il fine da raggiungere.
M anche (-o-) se noi passeggeri impareremo a tenere a mente le pparole di Dante
"Uomini siate, enon pecore matte,
Sì che il Giudeo di voi fra voi non rida !
Non fate come agnel, che lascia il latte
Della sua madre e, semplice e lascivo,
Seco medesimo a suo piacer combatte !"

lunedì 14 aprile 2008

UN REGALO DA LUCIANO

Una valida metafora...


Un giorno, un non vedente era seduto su l gradino di un marciapiede con un cappello ai suoi piedi e un pezzo di cartone con su scritto: « Sono cieco, aiutatemi per favore ».
Un pubblicitario che passava di lì si fermò e notò che vi erano solo alcuni centesimi nel cappello. Si chinò e versò della moneta, poi, senza chiedere il permesso al cieco, prese il cartone, lo girò e vi scrisse sopra un'altra frase.
Al pomeriggio, il pubblicitario ripassò dal cieco e notò che il suo cappello era pieno di monete e di banconote.
Il non vedente riconobbe il passo dell'uomo e gli domandò se era stato lui che aveva scritto sul suo pezzo di cartone e soprattutto che cosa vi avesse annotato.
Il pubblicitario rispose: "Nulla che non sia vero, ho solamente riscritto la tua frase in un altro modo".

Sorrise e se ne andò.

Il non vedente non seppe mai che sul suo pezzo di cartone vi era scritto: "Oggi è primavera e io non posso vederla".


Una piccola lezione di vita per Tutti quelli che meritano di vedere la primavera e per tutti quelli che vogliamo vedere sorridere, perché il nostro sorriso renda migliore questo MONDO.

Se un giorno , carissime amiche e amici della Newsletter, ci verrà rimproverato che il nostro lavoro non è stato fatto con professionalità, potete rispondere che l’arca di Noè è stata costruita da dilettanti e il Titanic da professionisti.... ( aggiungo io ) ma che possono affondare con e per distrazione : l’Arca era “guidata” da Dio, il Titanic no.



“ Se desideri qualcosa veramente,

non mollare...


maiii!”

sabato 12 aprile 2008

LA CINCIALLEGRA


Guardate quest'uccellino.
Mi ha fatto il nido in garage ed io sono giorni che non metto la macchina al riparo per non disturbarla. Non è la prima volta che posso assistere a questo miracolo : un nido, le uova e tanti piccoli nati.

mercoledì 9 aprile 2008

Il Global Warming colpisce ancora



Diminuirà la produzione di orzo, ingrediente fondamentale per il malto
Cambiamento climatico, birra a rischio
Calano le piogge e intere regioni diventeranno aride. E già aumenta il prezzo dell'alluminio per le lattine
WELLINGTON (Nuova Zelanda) - Il riscaldamento globale potrebbe mettere a rischio la produzione di birra. Jim Salinger, climatologo dell'Istituto nazionale neozelandese delle ricerche sull'acqua e l'atmosfera, ha affermato che il cambiamento climatico in atto provocherà nei prossimi decenni una diminuzione della produzione di orzo, dal quale di ricava il malto d'orzo, principale materia prima della birra. La minore della produzione di orzo avverrà in modo particolare in Australia e in Nuova Zelanda in quanto intere regioni soffriranno di aridità e mancanza d'acqua.
PREZZI ALTI - «Ciò significa che il costo della birra è destinato ad aumentare», ha affermato Salinger. «L'industria birraria nei prossimi anni si dovrà attrezzare: per esempio sperimentando nuove varietà di malto». Ma non sarà solo il malto a diventare più caro, già i prezzi di alluminio (per le lattine) e zucchero (per la fermentazione) stanno salendo.
08 aprile 2008
http://www.corriere.it/economia/08_aprile_08/birra_cara_malto_10d6f6c0-0537-11dd-8738-00144f486ba6.shtml

lunedì 7 aprile 2008

Sonata al chiaro di luna

Il suono della tua chitarra ci accompagnerà per sempre Dagoberto

domenica 6 aprile 2008

INVITO AD UN INCONTRO LETTERARIO


Per vedere più chiaramente l'invito cliccare sul titolo.
Da Guido Botteri

sabato 5 aprile 2008

A T T E N Z I O N E !

Ecco come si può davvero aiutare il Tibet PDF Stampa E-mail
Scritto da Marcello Foa
sabato 05 aprile 2008
Image
...
Ieri ho avuto il privilegio di incontrare Matthieu Ricard, monaco buddista, amico e consigliere personale del Dalai Lama, che oggi e domani tiene ad Ascona un seminario sull’arte della felicità. Ne ho tratto un’intervista uscita oggi, in cui si affrontano molti temi esistenziali e spirituali e in cui inevitabilmente si esamina anche la questione Tibet.
matthieuRicard spiega come l’Occidente possa aiutare il Dalai Lama: “Deve dire chiaramente a Pechino che se non avvierà il dialogo con il Dalai Lama prima dei Giochi Olimpici, atleti e leader politici non parteciperanno alla cerimonia di apertura. Annunciare la propria assenza come semplice gesto di protesta, come ha fatto Angela Merkel, non basta; occorre che ci sia una volontà politica e sarebbe auspicabile una dichiarazione comune dei Paesi europei. Se tutti gli atleti della Ue rifiutassero di sfilare dietro le bandiere nazionali sarebbe uno smacco enorme per il governo cinese che, infatti, teme molto questa eventualità. Secondo Ricard questa è una misura ragionevole e costruttiva, mentre “il boicottaggio delle Olimpiadi sarebbe inutile».
Sono d’accordo con lui e rilancio la sua proposta ai tanti italiani che in questi giorni si chiedono cosa si possa fare di concreto per aiutare i tibetani. Mi rivolgo soprattutto ai blogger invitandoli a riprendere e a diffondere la richiesta di Ricard. Il passaparola su Internet ha già fatto miracoli, perché non riprovarci?

da:http://blog.ilgiornale.it/foa

venerdì 4 aprile 2008

SENZA TITOLO

giovedì 3 aprile 2008

due etti di prosciutto crudo

Oggi mi è capitato un episodio un po' singolare.
Mi ero recato al patronato, e, entrato, mi sono avvicinato all'accettazione, dove un impiegato era intento a lavorare.
Ho educatamente aspettato che finisse quella cosa che sembrava impegnarlo molto intensamente.
Prima che mi desse retta, è arrivata una telefonata, direi interminabile, ed io lì, ad aspettare che si liberasse per darmi retta.

In breve mi ha fatto aspettare un bel po', senza degnarmi della minima attenzione.
Devo specificare che quel patronato era praticamente nuovo per me, e mi ci ero recato su consiglio di una persona.

Mentre aspettavo che mi desse retta (e dire che sto passando un momento in cui il mio tempo è particolarmente prezioso) è arrivata un'altra persona.
L'impiegato ha allungato la testa per scansare me, e gli ha chiesto cosa volesse, e gli ha dato le indicazioni necessarie.

Sono rimasto un po' sorpreso e contrariato, ma ho continauto ad aspettare pazientemente che si rivolgesse anche a me, ma quello ha ripreso con intensità le sue attività.
Poco dopo l'episodio si è ripetuto, e a questo punto mi sono sentito come quella ragazza della pubblicità, quella che ordina due etti di prosciutto crudo, e nessuno le dà retta.
Così, come ho capito che non mi avrebbe dato retta neanche dopo la seconda persona, gli ho chiesto spiegazioni.
Per quanto fossi stato educato e calmo (pur facendo riferimento ai due etti di prosciutto crudo) quello per tutta risposta ha sbottato che era esaurito, che era a due secondi dall'andarsene, che fino a quel momento aveva fatto fin troppo, e via dicendo.
poco dopo un'altra persona ha chiesto perché i suoi numeri non andassero avanti (c'erano varie serie di numeri, contraddistinti da una lettera iniziale diversa, e le altre file andavano avanti mentre la sua era ferma da ore) e lui per tutta risposta ha sbottato che era esaurito, che era a un secondo dall'andarsene, che fino a quel momento aveva fatto fin troppo, e se ne è andato davvero, lasciando il posto incostudito.

Beh, in quel patronato non credo che ci tornerò più.

Secondo me.